ARTE
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Heaven - Giovanna Caimmi
di Alice Rubbini

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Particolare di un' opera in mostra a Bologna, Giovanna Caimmi - Foto di Michele Levis
Heaven, il paradiso annunciato dal titolo, ĆØ creato attraverso la materia, attraverso la stratificazione e sovrapposizione della carta, candida, leggera e spessa, fragile e materica quanto lo stesso essere umano che aspira a questo luogo, territorio evanescente da cui mai nessuno torna, e che appartiene, forse, alla nostra rassegnata e sensibile speranza che esista davvero e che ci accolga. La figurazione ĆØ tradotta dalla sovraimpressione di una trama fotografica che definisce i contorni della realtĆ visiva, accompagnata nella narrazione che viene a crearsi dalla traccia della mano che segue la mente, ovvero il gesto disegna lāinquietudine dellāignoto che si nasconde nel cuore dei pensieri. Un segno dopo lāaltro, cosƬ il fare compone lāopera, dĆ forma ad una ricerca linguistica iniziata ormai da tempo da Giovanna Caimmi, nata dalla fascinazione per lāopera del pittore fiammingo Hieronymus Bosch, e in questo frangente si riconosce nello studio del ātrittico delle delizieā (paradiso). Anche senza volersi particolarmente addentrare ĆØ notevole come Giovanna Caimmi abbia approfondito e sviscerato ogni dettaglio dellāautore olandese, dalla minuzia dei singoli elementi allo spessore del pigmento, dalla corpositĆ talvolta greve del colore alla visionarietĆ dellāiconografia cosƬ come allāindagine mistica e filologia messa in atto proprio attraverso il lavoro artistico, ovvero il fare arte come testimonianza socioculturale. Il candore della carta ĆØ spontaneamente, e direi volutamente, incombente, quasi un gradazione cromatica, una luce voluta e ricercata, che dĆ e dice qualcosa in più di sĆ© stessa, un bianco che riflette e che attrae, che disegna e assorbe tonalitĆ e profili delle figure che affiorano, a volte abbozzate, a volte chiare e definite. Sfumato nella progressione dei grigi, il disegno si svela attraverso simboli, corpus di precise esegesi, che in alcuni casi sono parte della stessa formazione dellāartista, come anche della sua propria, intima sensibilitĆ e attenzione. Sulla carta sono riversate immagini spesso sovrapposte, talvolta nitide, sempre da scoprire e individuare. Il colore invece appartiene alla ricerca più recente o alla scultura e al video ed il tutto convive insieme, diventa un unicum quasi indissolubile, e cosƬ vale per la stessa scenografia espositiva. Lāevocazione ĆØ palpitante, i riferimenti si rincorrono e si distinguono anche per chi osserva digiuno di fedele conoscenza, ovvero, lāopera invia tanti e tali indicazioni che ognuno di noi ĆØ portato ad immergersi visivamente nellāesatta direzione in cui si ĆØ evoluta la ricerca metodologica dellāautrice. Il paradiso qui sembra essere, appunto, soltanto luce, soltanto un pretesto, un riferimento didascalico, perchĆ© le figure non sono āparadisiacheā, non sono rassicuranti, non sono quelle che noi vorremmo trovare nel nostro ideale angolo dāestasi. Non ĆØ il biblico regno di Dio da dove (si narra) siamo originati, lāeden nudo e puro di Adamo ed Eva o il rifugio di beatitudine e di speranza, senza dolore e senza rancore che vorremmo raggiungere. Giovanna Caimmi ci consegna un paradiso che appartiene allāispirazione e alla citazione, allāesperienza, cosƬ come al misticismo e allāincertezza, alla fragilitĆ umana, e sempre e comunque alla storia dellāarte che lāha formata. Ed allo stesso tempo troviamo nelle opere, nella complessitĆ delle sue installazioni, la āmessa in scenaā, proprio come per un palcoscenico teatrale o un set videgrafico; ovvero sussiste una composizione, uno schema, che anche se originato talvolta dalla casualitĆ , segue una struttura prospettica estremamente coinvolgente, anche questa parte dominante del progetto espositivo. Le sculture sono una presenza incombente e di contrasto, tra lāetereo e il corporeo, tra il greve e lāevanescente, chiaro e scuro, traccia e pigmento. Colori decisi, che mescolano la forma alla materia e la diversitĆ delle superfici allo spazio. I video sono parte di queste, sono il supporto narrativo che crea armonia, che rende dinamico lo sguardo. Unāinstallazione complessa e semplice insieme, che possiamo definire come suggestione di un paradiso immaginifico, fatto ancor più di memorie, richiami letterari, poetiche attese, incanti onirici, come anche pennellate su pennellate di competenza, informazione, di studio, di messaggi e traduzioni, trasposizioni che passano dalla storia per abbracciare la contemporaneitĆ . Un progetto che si ĆØ sviluppato attraverso la ricerca e il lavoro stesso, proprio partendo dalle sculture, passando dai video, traslati tramite lāanimazione delle sculture stesse, passando poi dai frame per giungere allāimmagine, al disegno e quindi al trasferimento su carta. Detto cosƬ sembra facile e immediato, ma non lo ĆØ. Heaven ĆØ un riassunto di questo percorso, lungo, meditato e metabolizzato, di cui senzāaltro Bosch ĆØ il riferimento dominante ma assolutamente non unico. La ricerca e lāattenzione sempre viva spaziano e si confrontano in quella fonte inesauribile che ĆØ la storia dellāarte, nei suoi autori più particolari, come nellāevoluzione della sua esperienza e sperimentazione, nella dinamica di trasformazione del linguaggio in stile, carattere e distinzione, dei sogni in realtĆ , di ispirazione e vocazione in opera.
Fotografie di Michele Levis
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