Letteratura
Interviste a scrittori e recensioni di libri, letteratura d'autore e autori emergenti.
Il sacco bello - Stefano Pittarello
di Anna Rubbini
Stefano Pittarello esordisce come romanziere pubblicando la storia di un periodo importante dello sviluppo urbanistico della sua città, una Mestre che oggi, lentamente, sta riscoprendo la sua identità “cittadina”, dal retroterra antico e prospero, sepolto da un secolo di tonnellate di cemento e orribili industrie che l'hanno resa ricca e tristemente famosa in Europa per la bruttezza estetica e il terribile inquinamento.
Con “Il sacco bello”, titolo del romanzo di Pittarello, già abile cronista e giornalista televisivo, l’autore racconta la storia della sua città natale, rievocando e trasformando la figura dell’Assessore all’Ambiente Gaetano Zorzetto, trasposto nel libro come Tano Zorzi, colui che per primo segnò il recupero di Mestre e Marghera, schiacciate dalla speculazione edilizia ed economica degli anni ‘70.
Un paladino di questa località, ingiustamente etichettata come “periferia” di Venezia, che si è battuto per ridare alla città un polmone verde – intaccato simbolicamente dall’abbattimento del bosco di Villa Ponci durante una lontana notte di San Silvestro negli anni ’40 - e per trasformare la grande discarica di rifiuti tossici di San Giuliano in un grande parco. Lo stesso Parco che oggi possiamo vantare come il più grande d’Europa, e che il suo fautore non vide mai realizzato, lasciandoci poco prima che il suo ambizioso progetto si realizzasse.
<Il sacco bello>, dunque, è proprio una depredazione al contrario, è il racconto dell’attività di un uomo illuminato, ancor prima che un politico; un amministratore profondamente affezionato alla sua città, che ha fatto della sua vita una missione per dare dignità all’entroterra di Venezia, senza porla per questo in contrasto con la sua importanza.
Un uomo per molti versi somigliante all’autore Stefano Pittarello, legato alla sua provenienza mestrina tanto da volerne recuperare in questo romanzo il lontano passato, quando ancora esistevano luoghi ameni e ritmi di vita agresti e per certi aspetti romantici, prima che lo scempio urbanistico ne annientasse le più propizie origini e aspirazioni.
Una lettura accattivante, che incuriosisce attraverso la scelta estrosa dei personaggi, ispirati dalla storia ma travisati dalla fantasia; attraverso i racconti curiosi, e talvolta tragici, di Paesi lontani dove protagonisti inventati diventano assolutamente realistici nella loro malvagità, rendendo più accettabile lo sviluppo sregolato di una cittadina piegata alle logiche di chi l’ha gestita in tempi di crisi.
Un esordio riuscito, dunque - anche se abbiamo già avuto il piacere di leggere Pittarello come co-autore nel romanzo Langewang, il disastro della puntualità -; ma che scopriamo con “Il sacco bello” , autore capace e originale interprete di uno spirito di appartenenza creduto sopito, vissuto in prima persona da cittadino orgoglioso e lungimirante, che intravede già dal lontano passato le reali potenzialità, gli aspetti positivi e gradevoli, del vivere una Mestre più bella, soprattutto con una rinnovata e autentica dignità.
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