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Poesia

Il mondo della poesia interpretato e approfondito da autori e amatori

Per Paolo Aita 

di Giuseppe Salvatori

"Sia comunione. Sia socio il pianto di questo de-/stino. Flesso desiderio, questo pianto sia liber-/tà congiunta./Dolce postura giungerti in te."

Questa la poesia d'un inizio, l'occasione d'un sodalizio durato vent'anni, e vent'anni è l'età raggiunta da Paolo nel nostro rapporto d'amicizia. I versi citati, a dedica e commento di un'opera di Oliviero Rainaldi per la rivista Centoerbe di cui mi occupavo nel 1996, raccontano bene il poeta Paolo Aita, della sua vocazione sincera al verso, e alla parola/diamante, infallibile nell'incidere la nuda vita, con quel Tu vissuto sempre sull'orlo di una vertigine come prospettiva fatale di ogni relazione, salvo poi accenderlo di spiritualissima comunione rituale: il Tu insistito oltre la perdita perché restasse corpo e, ancora più spesso, nome.

Era la sua inesauribile intelligenza — non credo avesse bisogno di leggere per sapere: sapeva già tutto... — ad esporlo a sollecitazioni continue, e instancabile, lui, congedava testi, elargiva progetti... Nel Paolo che non muore — questo è ciò che pensiamo tutti! — ci ritroviamo ogni giorno. Nessun congedo da lui perché lo incontriamo ad ogni scaffale di libri, ad ogni ripiano di cataloghi, nei testi sparsi, nelle musiche suggerite e sulle segreterie telefoniche, con i suoi proclami amorosi e i giochi di parole: tutte dichiarazioni poetiche di uno stare al mondo al di là del mondo, fuori dai giochi e dalle volgarità, ma sicuro e sovrano nello spazio inviolabile dell'arte e nel tempo del suo esserci stato accanto.

Io lo so, il suo ultimo desiderio siamo stati ancora noi. Me lo sento, nello strappo finale ci ha pensati, era nel suo modo di vivere, vivere la verifica continua degli affetti, a ingannare l'ansia del distacco, a scongiurare il timore della perdita; di vivere in comunione di respiro e di opera perché carne viva della sua generazione, di cui sentiva la forza e ne indicava le potenzialità.

Paolo Aita non è mai stato una promessa, non ci ha mai fatto attendere; la cultura è stata la sua religione, l'amicizia la sua fede e, come è di ogni buona stella, ha vissuto di luce propria perché ne seguissimo la direzione senza mai smarrirci.

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