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Le interviste a personalità conosciute ed emergenti protagoniste del mondo della Cultura e delle Arti

Intervista a Giovanni Pulze 

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di Anna Rubbini

 

A.R.: Questo è quanto ti è accaduto nella vita e sicuramente l’Angelo è la giusta metafora dell' “Opportunità”, intesa in senso lato come aiuto trascendente la volontà e l’intenzione umana, avresti potuto però scegliere di rappresentarlo con un simbolo astratto o solo con una luce, per esempio con l’opalescenza che pervade i tuoi quadri, una sorta di “osmosi” cellulare data però da un puntinismo luminescente che lo stesso tuo amico ti canzona come “neve”. Perché allora la scelta di un uomo, sempre lo stesso, con le ali? E’ forse addirittura Dio?

 

G.P.: Ancora una volta rispondo che la scelta è la stessa, la stessa volontà di esprimere un concetto di “possibilità” per l’uomo. L’Angelo, dunque, è una figura umana con le ali:

sono le due ali bianche che divengono “metafore” e simboli di potenzialità, un qualcosa che ognuno di noi possiede e che può essere usato per offrire aiuto, oggi stesso, qui, nel nostro paradiso quotidiano.

Gli Angeli quindi possiamo essere noi.

Testimoni di questa “presenza” molto terrena, ho fatto in modo che i miei Angeli non sembrassero più tristi come prima, ma propositivi, e i quadri non più monocromi ma coloratissimi, un inno insomma all’ottimismo e alla fiducia nella vita e nel prossimo.

Questo senza velleità particolari, non ho mai pensato ai grandi filosofemi dell' Arte, ma solo a rappresentare un mio punto di vista. Al momento così difficile e confuso e a "L'Idiota" di Dostoevskij, quando dice che "la bellezza salverà il mondo"; e convinto che il concetto di Bello non debba discostarsi dal concetto di Buono.

Non condivido, ad esempio, il trend espositivo delle gallerie anche internazionali per il gusto della provocazione, a volte anche della blasfemia, come senso estetico fine a sé stesso, tutto purché se ne parli e faccia pubblicità.

 

A.R.: Che rapporto hai con l’Arte Contemporanea e con il mondo dell’arte, visto che hai avuto una provenienza in ambito altrettanto creativo, il design, molto più strutturato e soggetto a principi commerciali. Cosa ti piace e cosa non ti piace o cambieresti del mondo artistico contemporaneo?

 

G.P.: Ho sempre guardatoil mondo artistico come guardavo il mondo del design con quel giusto distacco, quasi da non addetto ai lavori, consapevole dei miei limiti ma entusiasta come un surfista nel cavalcare l’onda, consapevole però che chi decide alla fine è il gusto del pubblico. Se produci qualcosa che piace bene, altrimenti meglio che tu faccia  qualcos’altro…..

In generale poi, non avendo avuto frequentazioni accademiche e non entrando nei salotti buoni della cultura e della politica, trovo il mondo istituzionale molto distante dagli artisti. Credo invece che l’Arte e il sistema che la contraddistingue, siano  inevitabilmente legati al sistema economico e contaminati con il sociale e la realtà, di cui,chi produce arte,dovrebbe farne parte integrante. Tra gli artisti poi non c’è assolutamente spirito di collaborazione. Sono tutti presi da loro stessi, a curare il loro orticello e, spesso, a dominare è l’invidia e la rivalità.

 

A.R….E la nostra categoria? E igalleristi, i curatori, i critici?..

 

G.P.: Penso sia come tutte le categorie, ci sono quelli buoni, pochissimi, e quelli meno buoni, la maggior parte. Per esperienza posso dire di diffidare molto di chi ti fa esporre o ti coinvolge in progetti culturali a pagamento, non serve a niente se non al loro profitto. Come nella vita ci vuole anche fortuna perché esistono critici, galleristi, associazioni culturali che lavorano con passione, come Juliet ad esempio, che a me ha dato molto sia a livello professionale che umano …ma bisogna, appunto, avere la fortuna di incontrarli.

E comunque non me la sento di essere ipocrita, in questi tempi di profonda crisi e di globalizzazione non consiglierei comunque, a nessun giovane di fare questa vita, tantomeno in Italia. E’ una giungla in cui, salvo poche eccezioni, volano un sacco di avvoltoi pronti a banchettare sui sogni pindaricie le velleità artistiche di tanti sprovveduti.

Giancarlo Politi, sulla sua rubrica Lettere al direttore di Flash Art, da 20anni consiglia a chi vuol fare l’artista, il critico o il curatore di trasferirsi all’estero, Berlino, New York, Londra, San Paolo, Dubai ecc. ci sarà un motivo …

Ai tanti speranzosi o magari delusi dalle grandi difficoltà che trovano nell’emergere direi che non è una sconfitta o una vergogna ripiegare su un lavoro “normale”, anzi, servirà in un secondo momento, eventualmente per finanziare e coltivare la passione artistica, ma con la pancia piena.

Per vivere di Arte bisogna essere buoni imprenditori di se stessi, non vivere in Provincia e avere soprattutto un prodotto che funziona, perché al di là dei critici, dei curatori, delle gallerie, degli amici influenti, dei raccomandati e degli appoggi politici, il tuo lavoro lo giudica il mercato. Tutto il resto è solo “fuffa”.

 

A.R. :Da quanto mi hai raccontato mi è parso di capire che il Pittore che ho davanti non solo ha realizzato il suo sogno ma è anche  una persona finalmente realizzata e ricca di potenzialità umane e professionali.                              C’è forse una domanda che non ti ho fatto e che avresti voluto che ti ponessi?

 

G.P.: Penso di aver parlato molto più di quello che mi sarei aspettato di dire stasera, questo grazie alla tua sensibile professionalità nell’avermi fatto sentire a mio agio. No,non credo di voler rispondere ad altre domande, non mi sento un “personaggio” da intervista, rimango quel ragazzo di 40 anni fa, sognatore e che dipingeva per combattere la propria timidezza cercando di comunicare di più con i colori che con le parole.

 

Ringrazio Giovanni Pulze di questa piacevole chiacchierata perché mi ha dato non solo la possibilità, in modo del tutto informale e divertente, di conoscerlo privatamente e umanamente, ma per essere stato lui stesso per me un’ala bianca in una serata uggiosa, un’opportunità di crescere e stimarmi di più contribuendo a realizzare ciò che voglio fare nella vita, voltando pagina.

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