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VIII EDIZIONE CARTA CARBONE - FESTIVAL LETTERATURA

di Brando Tagliapietra



L’ottava edizione di Carta Carbone, che si è tenuta tra il 14 e il 17 ottobre, ha scelto per questo 2021 di incentrasi su “Autobiografia & Dintorni”, riconfermandosi il Festival della scrittura trevigiano tra i più seguiti in Veneto.

Quest’anno l’evento si è arricchito di una nuova forma di espressione creativa e, su iniziativa delle Associazioni “Nina Vola” di Treviso in collaborazione dell’Associazione Culturale REM - Ricerca, Esperienza e Memoria-, ha indetto un vero e proprio Concorso d’Arte. La tematica prescelta è anche il suo titolo, “Paesaggio/Passaggio” ampliando le possibilità rientrare nel contest cambiando un’unica vocale.

In realtà la sua apertura non è stata, a mio avviso, molto amplificata, nemmeno considerando la possibilità di approcci alla letteratura attraverso la scelta di un argomento dall’ampio orizzonte come quello del Paesaggio; infatti, sebbene il tema potrebbe essere abbracciato con successo dalle Arti Visive, e da innumerevoli altre forme artistiche, si pensi alla musica, al fumetto, alla danza etc, hanno pensato unicamente di ammettere la Fotografia quale sola eccezione ed accompagnata da testo, dedicandogli effettivamente una Sezione del premio.

Se con una lettera, una sola vocale, tutto si modifica, altrettanto si riflette sul pensiero e, aggiungo, sull’azione. Dove una parola cambia, la creatività tramuta, e conduce a sconfinate visioni originando altrettante infinite immagini. Il paesaggio, tema molto dibattuto e innumerevolmente affrontato da artisti di ogni corrente e di ogni tempo, in questo frangente è stato interpretato nel suo rapporto con il “passaggio”, con il movimento, la trasformazione e il vagare, sia fisico che interiore, moltiplicando le possibilità espressive e le interpretazioni. Un tema ambizioso nella sua semplicità, persino deviante nella sua associazione, lasciato alla libera scelta degli autori, come la libertà di parola, di narrazione e di poetica viene inclusa e promossa dall’appuntamento del festival Cartacarbone. Perché allora, mi domando, indugiare nell’estendere la portata dell’evento?

Paesaggi dell’anima e paesaggi fisici, paesaggi onirici e paesaggi naturali, ogni declinazione è stata accolta purché la forma espressiva appartenesse ad una delle tre sezioni in cui si è voluto articolare il Premio: di Narrativa, con testi di non più di dodicimila battute; di Poesia, con componimenti di non più di trentacinque versi; infine, come prima accennavo, di Fotografia, unica Arte Visiva inclusa, con un numero di immagini limitato a dieci ed in forma digitale, con un breve testo di accompagnamento.

Per la Sezione racconto il primo premio è stato assegnato a “Quelli che partono” di Eloisa Torresini; per quella di poesia, il primo premio è andato a “Se non” di Alessia Giovanna Matrisciano; infine per quella di fotografia, primo premio all’immagine “Lungo fiume” di Arnaldo Agugiaro.

Allo scopo, è stata indetta una giuria tecnica, i cui membri sono stati scelti tra personalità della cultura e della comunicazione in base alla sezione del bando; affiancati, democraticamente, da una giuria popolare scelta tra gli appassionati e affezionati frequentatori delle precedenti edizioni.

E’ stato, inoltre, previsto un catalogo per dare supporto cartaceo a tutte le opere finaliste delle tre sezioni, confermando l’opportunità e il desiderio di testimoniare la partecipazione a questa prima, inedita iniziativa.

Numerosi in realtà i partecipanti, ben 150 tra i quali 49 si sono classificati come finalisti, i cui lavori sono stati raccolti appunto nell’antologia pubblicata.

Sentendo particolarmente opprimenti le limitazioni a cui siamo stati sottomessi nel 2020, anche gli organizzatori del Festival hanno ritenuto di dover abbracciare il desiderio di libertà di movimento e pensiero a cui tutti abbiamo aspirato l’anno scorso. Un’aspirazione a poter raggiungere, ad andare oltre la ristrettezza dei luoghi consentiti e di superare i confini di quelli abitualmente fruiti, si è tradotta in una riflessione che ha portato ad ampliare per questa edizione anche l’orizzonte comunicativo, ed a pensare di creare un occasione di espressione del pensiero attraverso la tematica del Paesaggio. Un tema, ricco di stimoli e profondamente percepito, attorno al quale si producono mutamenti costanti, talvolta non immediatamente avvertibili, ma che alcuni di noi particolarmente sensibili riescono a cogliere per esempio attraverso uno scatto fotografico, una abilità che grazie all’occhio umano coniuga spazio, il tempo e mente.

Carta Carbone ha inteso offrire nuove cornici su cui disegnare visioni, orizzonti aperte su scorci di parole e di segni, in un gioco di interpretazioni mutevoli, attingendo in parte anche all’Arte: questa è capace, per definizione, di rappresentare il paesaggio in ogni sua variante, e spesso ne interpreta il significato emozionale oltre l’apparenza.

Mi chiedo perché mai, allora, nonostante le richieste e le proposte di ampliare il programma anche con eventi collaterali, l’opportunità non venga colta, considerando la notevole ondata di ritorno che queste manifestazioni portano alla città ed ai suoi abitanti, non solo in termini letterari, ma culturali ed economici, un indotto difficilmente riproducibile in momento di normalità; questa mia osservazione, se pur sempre valida, si amplifica in anni come quelli che stiamo vivendo, colmi di cose da dire e argomenti da discutere, soprattutto anni assetati di benessere e bellezza, da leggere ma anche da vedere e da condividere. Le occasioni di incontro, per cultori e amanti della parola, non precludano i plurimi interessi e momenti di godimento: non sono mai troppe le opportunità di apprezzare la cultura in ogni sua accezione, se si pensa al pericolo di recessione di cui siamo ultimamente a rischio.

Riportando parte del focus dell’Associazione Nina Vola che presiede Carta Carbone:

“Siamo narratori, viviamo circondati dalle nostre storie e da quelle degli altri. Ascoltando, leggendo e raccontando, costruiamo una realtà che diventa coscienza collettiva.

Le storie sono il giardino del pensiero, sono pagine, spartiti, tele e palcoscenici in cui cercarci e ritrovarci finalmente interi”.

Spero davvero, data l’importanza raggiunta sinora da questo festival, che dal loro pensiero germogli l’attenzione ad aprirsi naturalmente a eventi collaterali, che al pari e meglio di quelli sinora realizzati, sappiano profondere intenti nobili e altrettante possibilità espressive.


19 Ottobre 2021, Brando Tagliapietra



















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