Di Anna Rubbini
Sta per concludersi a palazzo Strozzi di Firenze la mostra di Jeff Koons inaugurata il 2 Ottobre 2021, una delle più importanti e controverse figure dell’arte Contemporanea, che con una serie di grandi sculture e installazioni è riuscito a riscuotere un notevole e sorprendente successo di pubblico, circa centotrentamila visitatori in pochi mesi, che determinano un eccezionale successo per un artista vivente a livello planetario.
La mostra è frutto di una collaborazione e del personale impegno dell’artista con i due curatori, Arturo Galansino - Direttore di Palazzo Strozzi, e Joachim Pissarro, che sono riusciti a presentare una serie di opere selezionate tra le più celebri prodotte nei suoi quarant’anni di carriera ed appartenenti alle più importanti collezioni pubbliche internazionali.
Una fitta rete di raccolta che disegna il vastissimo archivio e la continua produzione per un percorso espositivo estremamente significativo ed efficace.
SCHINE, ovvero lucentezza, quella che appartiene alle opere di Koons quale caratteristica che più lo rappresenta nel suo intrinseco e implicito significato di abbaglio, di luccichio e meraviglia, di incanto ed equivoco tra essenza ed apparenza.
Impossibile non riconoscere Jeff Koons come uno dei più fecondi autori di uno stile NEO POP, più diffusamente definito autore kitsch, ma che in realtà persegue l’idea della dimensione umana del ruolo dell’artista. Le sue opere sono il prodotto di una riflessione sull’oggettività specchiata sulle nostre vite, sull’impatto del prodotto artistico nella nostra esistenza e nella quotidianità, sulla provocazione gioiosa e ludica della sua arte e sul potente appagamento estetico che riesce a suscitare.
Impossibile non riconoscere l’opera di questo autore, il mistero dell’attrazione dei suoi lavori che hanno molteplici livelli di significato, ben oltre l’estetica delle superfici e della maestosità delle dimensioni nella riproduzione degli oggetti di lusso, una implicita profondità critica ed una dissimulata ironia che scuote tanta risonanza nella nostra percezione.
Se all’occhio impreparato il suo lavoro può apparire banale, la lettura della sua produzione artistica non può prescindere dalla sua maturazione temporale, dalla posizione rispetto alla re-interpretazione di personaggi della cultura pop come Hulk -Tubas (2004-2018) dell’omonima Hulk Elvis Series, o alla geniale riproposizione dell’idea del preconfezionato con l’utilizzo di oggetti di uso comune come One Ball Total Equilibrium Tank - Spalding Dr. JK 241 Series (1985) ed ai più noti palloncini prodotti in lucente metallo e modellati a forma di animali come Rabbit del 1986 o Balloon Dog degli anni 2010-2020, quale ironica riproduzione dell’effimera consistenza dei nostri tempi.
Rabbit, 1986
Koons è autore di lavori entrati nell’immaginario collettivo grazie all’abilità di unire cultura e sensibilità popolare, con intelligenti riferimenti alla storia dell’arte, come la scelta di realizzare questa mostra in rapporto al Rinascimento, un secolo illuminato che scaturisce dall’architettura delle sale del palazzo e che ci conduce alle sue citazioni del mondo del consumismo.
L’artista trova nell’idea di lucentezza una sorgente determinante delle sue sculture e installazioni, che preludono ad un rapporto critico con la realtà ma anche con lo stesso concetto di opera d’arte.
Shine è qualcosa che va oltre un ordinario pensiero di lucentezza, di decorazione o artifizio e diviene elemento intrinseco della sua creatività. La proprietà riflettente delle sue opere accresce la nostra percezione del tempo e dello spazio, della superficie e della profondità, della sostanza tangibile e della astratta spiritualità.
Koons pone il suo lavoro davanti allo spettatore offrendogli uno specchio in cui riflettersi e lo colloca al centro dell’ambiente che lo circonda, dandogli come via d’uscita ironica e sagace, quella di diventare testimone e partecipe dell’evoluzione dell’arte e della contemporaneità storica nella sua manifestazione più scintillante.
Un’importante mostra a lui dedicata quella di palazzo Strozzi, che lo celebra altresì mettendo in onda sui canali social Facebook e Youtube del Museo una presentazione videoripresa del dialogo tra il direttore Arturo Galansino con l’autore del libro dedicato a Koons Massimiliano Gioni, dal titolo Il desiderio messo a nudo. Conversazioni con J.K.
Il libro è il prodotto di conversazioni raccolte in alcuni anni recenti dell’autore con l’artista, svelando il pensiero critico da cui nasce l’arte di Koons: sin dall’infanzia, tutta la sua produzione artistica rivela influenze quali il Surrealismo, il Dadaismo con le sue esaltazioni di valori istintivi, infantili e arbitrari dell'individuo, sino alla cultura Pop americana che ripercorre sublimandola, sino alla suggestione per l’arte rinascimentale italiana.
La mostra promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi è visitabile ancora per poco, sino al 20 gennaio.
8 gennaio 2022, Anna Rubbini
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