top of page

IN ATTESA DI ARTE FIERA BOLOGNA 2023

di Brando Tagliapietra


Nell’ imminente fine dell’anno, tra spirito natalizio e voglia di convivialità, di concludere furtivamente con gli ultimi regali e palesemente con le fatiche di un anno di lavoro, colmo di incertezze, di mutamenti politici, di guerre mondiali non troppo lontane, di disastri ambientali, di dilaganti violenze familiari sino ad arrivare agli ultimi scandali internazionali, c’è voglia di proiettare la mente verso pensieri di cambiamento, di rinnovamento, di bellezza; c’è voglia di occasioni che ci sollevino da pensieri grevi e penosi.

Tra le mie riflessioni di fine anno, ovunque mi trovi, da sempre matura una certa aspettativa riguardo l’imminente evento del nuovo anno, ovvero l’inizio di Arte Fiera a Bologna: per assurdo, quella che sino a qualche anno fa era la prima fiera del calendario, è anche l’evento d’Arte moderna e contemporanea più antico d’Italia, oltre che l’avvenimento culturale più importante per la città, nonché l’occasione fieristica più importante d’Italia sino ad inizio millennio.

La curiosità verso questa vetrina si conferma ancora per la sua 46° edizione, tanto più dopo le anticipazioni di rinnovamento post pandemia della tradizionale manifestazione.

Da sempre, edizione dopo edizione, di questa rassegna apprezzo l’occasione di vedere le proposte nazionali ed internazionali più all’ avanguardia, di poter valutare complessivamente il rapporto e l’interazione fra operatori del settore, che nel vivere quotidiano sono agli antipodi ma non indifferenti a considerazioni allargate e più o meno connesse del mondo dell’Arte.

La scorsa edizione, decisamente proiettata su un diffuso interesse per la pittura delle gallerie partecipanti alla Fiera, vede quest’anno oltre la tematica e media, il riappropriasi innanzitutto del tradizionale calendario fieristico, inaugurando il 2 febbraio su invito e dal 3 al 5 per il pubblico; nonché dell’identità ‘fisica’ della manifestazione, ritornando nei padiglioni 25 e 26 opportunamente restaurati per l’occasione.

Viene riaffermata, inoltre, per la quarta volta, la Direzione artistica di Simone Menegoi, dimostrandosi però un’edizione dal forte spirito di trasformazione, a partire dalla scelta quantomeno insolita per questa Fiera, di coinvolgere un collaboratore esterno, il noto collezionista Enea Righi, nel ruolo di “Managing Director” o più semplicemente, come Consigliere d’eccellenza.

E’ un bel segnale questo, perché le ultime edizioni della manifestazione, pur sempre molto frequentate, hanno perso un po’ di lustro specie se paragonate a quelle del precedente millennio. Ricordo quando negli anni ’90 sfilavano tra i corridoi dei saloni migliaia di persone, che mi sembravano molte più di oggi, e tra le tante presenze molti collezionisti famosi che sono diventati emblematici del genere di quegli anni, uno tra tutti Lucio Dalla; ma anche Massimo Osti dell’omonimo brand di abbigliamento, Achille Maramotti fondatore di Max Mara e Guntis Brandt importante imprenditore svizzero/lettone appassionato della contemporaneità italiana, titolari oggi di una loro omonima fondazione; Leonardo Spadoni della nota azienda di farine Molino Spadoni, e di moltissimi altri, uno sopra tutti il grande collezionista Paolo Pagani titolare della storica trattoria bolognese “Da Vito”: in “trattoria” tutti si davano appuntamento per il dopo fiera, galleristi, artisti, critici, editori e amatori, per ritrovarsi e parlare di tutto in un clima di inusitata convivialità, di chiacchiere e di notizie, di amicizia o celata rivalità come difficilmente si faceva altrove, eppure tutti accomunati dalla passione per l’Arte contemporanea e della sua presentazione più esclusiva nell’ importante manifestazione bolognese.

Ricordo il rincorrere dei cameramen e dei giornalisti per i personaggi singolari come Gino De Dominicis, artista tra i precursori dei performers nazionali, o eccentrici come Orlàn, la body artist che esibiva trionfante gli ultimi innesti, le famose corna occipitali; così come la gara tra gli stands alla ricerca degli ultimi scatti più esemplari, la sesta Arte - la Fotografia - a me cara, che godeva di massimo splendore allora come ora, portando in auge nomi come Pierre et Gilles, Schirin Neshat, Nobuyoshi Araky,Gabriele Basilico, Andres Serrano, Cindy Sherman, e potrei continuare all’infinito a nominare artisti che negli anni si sono affermati e oggi circuitano nei musei internazionali, quando all’epoca si affacciavano ufficialmente nel nostro Paese con l’iniziale potenzialità espressiva, dettando le linee di indagine dell’attuale contemporaneità internazionale.

Arte Fiera anche quest’anno ripropone la propria partnership con Art City, e l’edizione 2023 sarà accompagnata, come di consueto, dalle mostre e dagli eventi coordinati da Lorenzo Balbi, direttore del MAMbo, con le visite estese alle gallerie del centro città. Tra i più attesi appuntamenti satellite, si conferma anche quest’anno la Art City White Night: sabato 4 febbraio apertura straordinaria fino alle ore 24 di numerose sedi del circuito ART CITY Bologna, oltre che di gallerie, spazi indipendenti, palazzi storici e negozi, confermandosi come gli eventi più attesi e favoriti dal pubblico.

La manifestazione si svolgerà secondo i precedenti canoni di allestimento: 141 gli espositori quest’anno, si articoleranno tra Main Section - dedicata all’Arte moderna, sino a quella contemporanea con grande attenzione al panorama italiano - e gli altri settori: l’originale Multipli, riservato alle opere in edizione numerica; l’ormai consolidato Pittura XXI, che offre uno scorcio sulla pittura internazionale del nuovo millennio; l’imprescindibile Fotografia e Video, che affronta il medium fotografico con un approccio interdisciplinare.

Caso a parte il nuovo contest Percorso: un itinerario tematico tra gli stand della Maggiore Sezione che principia un viaggio nell’ Arte, soprattutto italiana, dalla prima metà del XX secolo a oggi, secondo un filo conduttore: Percorso#1, prima edizione, pone attenzione all’ espressività attraverso un materiale e una tecnica che negli ultimi anni ha conosciuto una riscoperta internazionale, la ceramica, un materiale che si presta a rese estetiche simili al marmo ma con una maggiore delicatezza materica, diventando oggetto scultoreo complesso nella resa ma accompagnata in questo debutto dal main sponsor Mutina, eccellenza del materiale nell’ ambito del design.

Non resta che aspettare, dunque, sperando di vedere quest’anno davvero una rinascita del settore del Contemporaneo, che trovo effettivamente in sofferenza, non tanto di idee e di impulsi creativi, ma di credito e giusta considerazione nel sistema economico: un ambito sicuramente travalicato da mostre storico celebrative ma, soprattutto, crisi contingente del collezionismo, quello che un tempo investiva credendo nel valore dell’Arte e del suo intrinseco prestigio culturale, finanziario e patrimoniale, quello che molti non conoscono se non come oggetto effimero e di mero valore estetico, soggetto di puro piacere personale, piuttosto che come bene rifugio, ovvero dotato di un valore intrinseco, “reale”, predisposto a mantenerlo anche nei periodi di incertezza, che si rivaluta nel tempo e che ha un valore in un mercato che funziona con regole più favorevoli del più comune investimento.

In un momento dove tutto si vede via cavo, si percepisce alterato dalla distanza e filtrato dalla tecnologia, recuperare un po’ di fiducia e considerazione per il merito di un’idea, di un pensiero, di prestigio di un’opera; ambire alla ricerca di autenticità, di abilità di realizzazione, di piacere nel possedere qualcosa di cui poter fruire spiritualmente, accezione positiva che esclude la virtualità della ricchezza, questo sarebbe secondo me un bell’ oroscopo, una predizione quanto mai favorevole per il futuro di un settore che soffre della tangibile crisi socio- politica del nostro Paese.

Non ci resta che aspettare e sperare che torni la voglia di adoperarsi, che si torni ad avere lo stesso virtuosismo di recente memoria e che, soprattutto, torni la forza di reagire, il coraggio di osare e di mettersi in gioco, di far funzionare quello che già c’è ed è una ricchezza oltre che reale, culturale e sociale, come lo è la creatività che da sempre ci caratterizza, piuttosto che quella di andarsene altrove.


28 dicembre 2022, Brando Tagliapietra




Immagine d'invenzione ndr

bottom of page