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I LEONI D’ORO ALLA CARRIERA DELLA 59^MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE LA BIENNALE DI VENEZIA

di Anna Rubbini




La Biennale di quest’anno, almeno per la scelta del titolo Il latte dei sogni, si è inserita a mio parere in una definizione che adotta un accostamento che risulta alquanto cacofonico, ed a mio modesta opinione, di scarso stile. L’idea di associare all’Arte l’attributo onirico non è certo nuovo, ma l’associazione al primigenio nutrimento non le rende giustizia, poiché ritengo che l’Arte non sia né elementare sostentamento dell’anima, né frutto di mera istintività, talento o fantasia, come il titolo sembra suggerire. Se le motivazioni della curatrice Alemani, che si è ispirata al titolo del libro di Leonora Carrington, - figura schiacciata dal sistema, artista che dapprima dipinse fiabe misteriose sui muri delle case in Messico e poi le narrò in un libro per bambini, storie di una allegoria tra la libertà in un mondo dal potenziale infinito e un secolo, quello da lei vissuto, oppressivo dell’espressione e nell’identità umana -, sono spiegazioni possibili, penso ugualmente che sia un limite per giustificare l’intitolazione di una manifestazione che da sempre porta in scena i frutti delle percezioni della vita, della società, della cultura dell’ esperienza degli artisti nel del proprio tempo, ma soprattutto dimostra la capacità di non perdere la creatività neanche in presenza di fattori avversi. Questo per me non è mera critica per dire avrei fatto meglio, ma una considerazione e un indice di gradimento che rispecchia un presente che ha bisogno, più che di sognare, di reagire e di manifestare.

Tuttavia, una costante apprezzabile è la ricerca che soggiace alla premiazione con i Leoni d’Oro: per quanto frutto di un esame congiunto, rappresenta la valenza che la Kermesse ha nel voler premiare i vincitori per l’impegno profuso e il raggiungimento di un obiettivo, che ritengo vada ben oltre l’invito alla Biennale.

Si può essere d’accordo o meno con l’assegnazione dei premi, ma ciò che vale, secondo me, è il fatto che la partecipazione in Biennale determina anche un passaggio che premia, e aggiungo, che riconosce all’artista una attribuzione di valore che lo distinguerà in tutta la sua carriera riconoscendogli un merito; dico questo perché non possiamo non condividere il fatto che la meritocrazia sia un valore sempre vincente e accreditato.

L’8 marzo scorso sono stati conferiti, infatti, i Leoni d’Oro alla carriera a due artiste donne, uno alla tedesca Katharina Fritsch, l’altro alla cilena Cecilia Vicuña.

La decisione è stata approvata dal Consiglio dell’Ente Presieduto da Cicutto su indicazione della curatrice di questa Edizione, Cecilia Alemani, che ha motivato la scelta dando una giustificazione eterogenea per ciascuna.

Se la Fritsch, già presente con una installazione in Biennale nel 1999, edizione curata quell’anno da Harald Szeemann, è stata prescelta dalla Alemani per la sua grande presenza e l’importante contributo all’Arte contemporanea attraverso opere scultoree figurative fantastiche, popolate da personaggi inquietanti e connotate da un realismo esagerato che infonde stupore e vertigine; la sua capacità la porta a realizzare enormi costruzioni abitate da presenze disumane, come fossero architetture monumentali e stregate, ambienti futuristici e angoscianti eppure verosimili.

Cecilia Vicuña rappresenta per la curatrice un altro aspetto degno di mirabile attenzione: è un’artista Visuale e poetessa, moto nota come letterata nel suo paese d’origine e in tutta l’America Latina. Artisticamente, il suo linguaggio risente molto di questa sua inclinazione per le popolazioni indigene di quei territori ed i suoi lavori sono multiformi, spaziano tra opere esclusivamente pittoriche a performance, a installazioni e ad associazioni poliedriche tra i diversi mezzi espressivi;

l’autrice si è spesso dimostrata particolarmente abile nel convertire modesti oggetti in complessi costrutti che producono turbamento e suscitano riflessioni frenetiche e complesse.

L’utilizzo di materiali poveri, ritrovati o desueti, si ricompongono spesso in opere dalle sembianze delicate, componimenti leggeri come versi poetici e in precario equilibrio, di dimensioni e di energia evocativa.

L’artista sente molto, come più volte ha espressamente dichiarato, i temi ambientali, l’instabilità dei nostri tempi per la presenza di tanta violenza e distruzione, specie riflettendo sui temi e le popolazioni che ha a cuore.

Sembra quasi, dalle motivazioni della curatrice di questa Biennale Arte, che le sue scelte si siano rivolte a due testimoni agli antipodi per modi espressivi ma tesi a interpretazioni non così dissimili del mondo in cui viviamo.

Ritengo ammirevoli i sentimenti di queste diverse interpreti dell’Arte contemporanea, che riflettono completamente anche il mio pensiero, dimostrandosi entrambe fermamente convinte del contributo che l’Arte può dare nella sensibilizzazione delle coscienze; preoccupandosi di cogliere ognuna a suo modo, la necessità di opporsi alla sopraffazione e alla deturpazione dell’ ambiente, entrambe agiscono nella direzione di impedire che il nostro mondo giunga ad una irrecuperabile rovina, e con lui le nostre vite perdano l’orientamento verso noi stessi e ciò che ci circonda aspirando alla sopravvivenza.

Di questi giorni di marzo, inoltre, è la nomina della Giuria Internazionale, che, come da statuto della Biennale, avviene sempre su consiglio del curatore.

Raggiungere un dialogo tra le sei “Arti” che la Biennale rappresenta, fornendole l’opportunità di diventare un vero centro di ricerca e di sviluppo nell’ambito delle arti contemporanee, al livello internazionale è quanto il presidente Cicutto si diede come obiettivo ai tempi della sua nomina.

La scelta della Giuria, da questo presupposto è sempre molto complessa, ciononostante il compito è stato degnamente espletato da Cecilia Alemani che ha indicato tutti i membri della giuria che attribuirà i Premi e le menzioni stabilite dal Consiglio dell’Ente, suggerendo una rosa di nomi di grande reputazione che di seguito elenchiamo:

Adrienne Edwards, curatrice al Withney Museum di New York e della rispettiva Biennale che è stata incaricata della veste di Presiedente della Giuria; come consiglieri sono stati nominati: Lorenzo Giusti, già direttore della Galleria d’Arte Moderna di Bologna e Presidente di AMACI; Julieta González, già direttrice artistica dell’Instituto Inhotim in Brasile; Bonaventure Soh Bejeng Ndikung, curatore free lance, scrittore e biotecnologo, nonché fondatore e direttore artistico di SAVVY Contemporary a Berlino, con numerose altre cariche; infine, Susanne Pfeffer, direttrice del MUSEUM MMK FÜR MODERNE KUNST di Francoforte.

La Giuria così composta avrà il compito di conferire quest’anno,oltre ai Leoni d’Oro, uno per la miglior Partecipazione Nazionale e l’altro per il miglior partecipante dell’Esposizione Internazionale; anche un Leone d’Argento, riservato ad un giovane promettente tra i partecipanti dell’Esposizione Internazionale. Inoltre, è stata data l’ulteriore possibilità di conferire una menzione speciale alle partecipazioni Internazionali ed un massimo di due menzioni speciali ai partecipanti alla Mostra Internazionale.

La data stabilita per la cerimonia di premiazione sarà il prossimo 23 aprile nella sede storica della Biennale di Venezia a Cà Giustinian.

Dunque, visitare la Biennale Arte, per addetti e pubblico di appassionati, significa comunque partecipare ad una gara per individuare chi sarà il prescelto o il più originale tra i concorrenti e ad attendere di sapere se il verdetto della giuria rispecchierà o meno il parere degli astanti.

Siamo sempre curiosi di sapere chi si qualificherà per le menzioni speciali, d’altro canto è anche questo il bello della Biennale, che considero una grandissima mostra diffusa oltre le sedi che ha battezzato come proprie: la sua capacità, una volta aperte le porte al pubblico, di essere una manifestazione “in progress”, mantenendo alta la suspense e le aspettative di pubblico e partecipanti, cosi come di far parlare di sé, bene o male, purché se ne parli, sino alla Kermesse successiva.

Vedremo a Novembre se e quanto, questa 59^ edizione, sarà vincente in termini di risultati di pubblico. Solo allora, infatti, sarà possibile renderci conto, rispetto alle precedenti edizioni, se gli effetti della crisi caratterizzata dalla caduta del governo in Italia e dalla preoccupazione rispetto ai rincari del costo della vita, ha più o meno danneggiato anche la presenza alla manifestazione, specie considerando le incertezze sulle presenze internazionali date di recente dalla guerra russo-ucraina che inevitabilmente ha avuto ripercussioni ed effetti collaterali: non dimentichiamo, infatti, la recente defezione del padiglione Russo per le dimissioni del curatore Raimundas Malasauskas e degli artisti invitati Kirill Savchenkov e Alexandra Sukhareva, che si sono dichiarati contro la guerra indetta dal loro Capo di Stato.

Quanto a conoscere i proseliti aspiranti partecipanti, dovremo aspettare altri due anni, potendo dilettarci nel frattempo nelle programmazioni della Biennale riguardo le altre discipline, che non di meno, costituiscono appuntamenti tanto attesi nella città lagunare unica al mondo.


27 Marzo 2022, Anna Rubbini

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