ARTE
Non possiamo negare l’attrazione e il fascino che subiamo di fronte all’arte, e anche quindi ad ogni sua declinazione, ad ogni sua disciplina. C’interessa la voce di tutti ed è di ognuno che vogliamo parlare
"Somewhere Anywhere"
CAMILLE OBERING FINE ART presenta alla Guesthouse la mostra di
Maurizio Pellegrin
di Anna Rubbini
Si è inaugurata il 24 giugno scorso, presso lo spazio Guesthouse a Yackson Hole – Wyoming, “Somewhere Anywhere”, la mostra di opere recenti di Maurizio Pellegrin, uno tra i più raffinati esponenti dell’arte contemporanea italiana – e statunitense - a livello internazionale, e che da poco abbiamo visto anche a Venezia in una interessante groupshaw nello spazio della Galleria Michela Rizzo nell’isola della Giudecca. (ndr. https://www.aartic.info/assembramentilaprimamostradopoilloc)
Maurizio Pellegrin davanti ad una sua opera
Veneziano di nascita e trapiantato a New York ormai da molti anni, Pellegrin in questa occasione espone una raccolta di opere recenti. La mostra, nell’attuale momento di restrizioni è visitabile su appuntamento, un’attenzione che sicuramente non limiterà l’interesse per il suo caleidoscopico lavoro. L’esposizione è a cura di Camile Obering, direttrice dello studio, che gestisce questa esclusiva “residenza” con la collaborazione del musicista compositore Ben Musser, più noto come Beynaro, invitando artisti musicisti e curatori da tutto il mondo a presentare i loro lavori più innovativi.
Maurizio Pellegrin non è solo un’artista, è una personalità poliedrica e mirabilmente colta nel mondo dell’Arte contemporanea. Nelle sue opere leggiamo ogni sfumatura della sua profonda conoscenza della storia, della filosofia, passando attraverso la sociologia, la letteratura, la numerologia, ovvero ogni dettaglio della sua esperienza, affrontando l’approccio figurativo in modo strettamente connesso ai contenuti animistici ed esoterici, infondendo un aura poetica e intensamente evocativa alle sue composizioni. Ogni oggetto è il dettaglio di un vissuto che ritorna, è una nuova energia che rientra in circolo, che narra altre storie, che parla altre lingue.
È la variante di un racconto tradotto da un’altra voce, quella cosa non detta che ritorna comunque reale e percettibile, e soprattutto credibile.
Il linguaggio artistico proprio di Pellegrin, attraverso installazioni complesse e mutevoli per dimensioni e associazione di oggetti, di diversa natura e pochi specifici colori, riproduce un’idea che sempre racchiude una forte valenza storica e intimistica, di rimando al passato ma con uno slancio al futuro. La sua indagine, infatti non è mai disgiunta da quanto permane negli oggetti della loro attribuzione remota, dell’energia che nel tempo rimane nelle cose e la trasmette al presente, donandoci la sensazione che quel tempo non muta l’essenza, l’anima della materia. Questo significa che le immagini e l’esteriorità degli oggetti non sono mai soltanto apparenza, poiché da loro ci perviene quanto è stato trattenuto del passato, l’immanenza del soffio vitale. La traslazione di qualcosa in qualche altra, come il messaggio racchiuso nella bottiglia immaginaria, senza mittente e senza destinatario, che si trasforma nel destino che l’ha condotta a riva.
“Somewhere Anywhere”, da qualche parte e dovunque ….
Già il titolo, ci dice che la bottiglia è stata raccolta; trasmette la permanenza del suo operare, la coerenza della creatività artistica con l’ideale filosofico di cui Pellegrin fa il suo baluardo, la continuità che la mente sprigiona nel ripensare e fruire delle cose nel presente, dando nuova e diversa vita alla materia ed agli oggetti estraniati dalla loro originale funzione.
La contemporaneità di diverse culture, allora, è il continuum che si viene a creare tra narrazione e fisicità, Maurizio Pellegrin indaga e ricodifica momenti diversi e materiali fruiti appositamente, infondendo una poetica singolare e profonda all’insieme ricomposto dall’autore nel presente. Un tempo che grazie a ciò che di trascendente, metafisico e impercettibile permane nelle sue opere, restituisce una nuova percezione spirituale ed emotiva.
L’osservazione del suo lavoro è un momento di astrazione, di meditazione inconfessata sul significato dell’esistenza, della perfezione della composizione che restituisce la sensazione di compostezza e di bellezza innata.
Non mancano mai i riferimenti numerologici e fotografici; i numeri hanno un valore simbolico, rappresentano le influenze karmiche nella vita umana, allo stesso tempo quantificano l’energia contenuta negli oggetti, che molto spesso vengono avvolti in tessuti e drappi neri o rossi, o altri toni assoluti, per trattenere la forza e la dinamica loro intrinseca.
In questa armonia di elementi, talvolta accompagnati da alcune foto in bianco e nero, emerge un aspetto incondizionato in cui il tempo sospeso ci porta in una dimensione di contemplazione e silenzio, in uno stato di riflessione spesso accompagnata, appunto, oltre che dagli quegli oggetti e numeri, dai pochi selezionati colori e simboli. Una sensazione di sospensione temporale emerge dalle creazioni, attraverso la sovrapposizione dei ricordi, favorendo una dimensione di immanenza, di concreta e voluta lontananza dell’autore, che da sempre riveste un ruolo originale e fuori dal comune nell’ambito artistico. Il fascino che Maurizio Pellegrin riesce a infondere con i suoi lavori e la sua personalità è misterioso e sfuggente, il suo grande valore intellettuale riesce sempre a risultare esteticamente raffinato; l’energia, l’equilibrio e la poetica sono gli aspetti che ci seducono, restituendoci un senso di ordine e armonia alla realtà caotica e sregolata in cui viviamo.
4 Luglio 2020
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