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Intervista al Maestro Fio Zanotti

di Anna Rubbini

Avevo grande interesse e curiosità di conoscere e intervistare il Maestro Fio Zanotti, una personalità più da “dietro le quinte”, se non fosse per le numerose apparizioni di accompagnamento in molte edizioni del più noto festival musicale televisivo di Sanremo a cantanti affermati della musica italiana.

Il Maestro bolognese inizia la sua carriera dopo gli studi musicali molto giovane, con il gruppo rock progressive dei Gjudas, e ben presto, grazie anche al suo mentore Jimmy Villotti,  inizia a suonare con diversi gruppi e artisti italiani;  nel ’99 segue i Sorapis con Adelmo Fornaciari per il quale, diventato poi noto con il nome d’arte di Zucchero, dirige nel 2004 l’orchestra alla Royal Albert Hall per il concerto ZU&Co. Seguiranno poi grandi collaborazioni con Loredana Bertè, Anna Oxa, Mietta, Milva, Ornella Vanoni, Fiorella Mannoia, Eros Ramazzotti, Vasco Rossi, Marcella Bella, Fiordaliso, Spagna, Baccini, i Ricchi e Poveri, i Pooh, Albano e Romina, Adriano Celentano, Renato Zero, De Gregori, Grignani, Baglioni e molti, molti altri.

E se Sanremo è Sanremo, lo è anche grazie a figure come quella di questo Maestro, che vanta tra i suoi tanti mestieri, altrettanti riconoscimenti: e dunque non solo musicista e direttore d’orchestra, ma anche compositore,arrangiatore, produttore e promotore di giovani promesse della musica italiana.

È per questo che abbiamo voluto farci raccontare qualche aspetto del suo mondo, della sua carriera e del panorama della musica italiana. Ci siamo fatti regalare il suo pensiero, che apprezziamo moltissimo, con grande stima e riconoscenza.

 

A.R.: La sua carriera è spettacolare e lei è un’artista molto versatile: musicista, compositore, arrangiatore, direttore d’orchestra, quale tra tutte queste attività ritiene più interessante e creativa, se ce né una?

 

F.Z.: Onestamente tutte alla stessa maniera perché quando fai una cosa, anche se sono effettivamente cinque mestieri, devi evidenziare le prerogative di quello che stai facendo in quel momento.

Ad esempio, quando dirigi un’orchestra, siccome prima è già stato  fatto il lavoro di arrangiatore,  devi dare la giusta dinamica a quello che hai realizzato, a quello che hai scritto, e cercare di far capire ai musicisti che hai di fronte cosa vuoi: questa è una delle prerogative più importanti di un direttore d’orchestra, a qualsiasi livello.  Perché io penso che quando un arrangiamento sia ben scritto e hai una discreta orchestra davanti, il brano venga bene; quando l’arrangiamento è molto bello e hai una grande orchestra davanti che suona “da paura”, viene un capolavoro! ... e quindi effettivamente sta’ in te far capire cosa vuoi, perché sennò rimangono delle belle note, o brutte note se sono scritte male, ma di solito un arrangiatore che si rispetti sa cosa sta’ facendo.

 

A.R.: Tra i tanti grandi artisti con cui ha lavorato, cito ad esempio Loredana Bertè, Zucchero, Anna Oxa, Ornella Vanoni, Fiorella Mannoia, Vasco Rossi, Adriano Celentano, Renato Zero, i Pooh e moltissimi altri, ce n’è uno che ricorda in modo particolare per un qualsivoglia motivo …?

F.Z.: Io sono stato molto fortunato perché ho lavorato e lavoro con artisti con i quali vorrei ricominciare domani mattina!... è inutile citarli perché i nomi sono tutti eccellenti, a partire da Adriano Celentano a Zucchero a Fiorella Mannoia che ho incontrato sabato scorso per l’onore a Lucio Dalla, a Anna Oxa a tanti, tanti altri …

 

A.R.: Ha lavorato anche con Lucio Dalla?

 

F.Z.: Con Lucio abbiamo lavorato insieme più che altro per altre persone, c’è stato questo incontro bellissimo in cui abbiamo lavorato però per la Vanoni, non ricordo se per altre cose …; e poi, l’ultimo mese della sua vita, che ricordo con grande amore, l’abbiamo passato a Sanremo, io dirigevo Adriano Celentano e lui dirigeva Mimmo Carone nei giovani, e proprio lì abbiamo avuto modo di stare insieme, di parlare e di confrontarci sulle nostre passioni, su quello che lui voleva fare da grande perché, anche lui come me, si sentiva come un bambino, e avremmo dovuto incontrarci ancora …

 

A.R.: Forse è proprio questo lo spirito che un musicista non perde mai, quello di sentirsi sempre come un bambino davanti alla musica e la sua immensità …?

 

F.Z.: Fa parte del nostro “essere”, perché la musica ti regala così tante emozioni che ti meravigli ogni secondo. Infatti, anche stamattina mentre stavo lavorando sopra un pezzo che mi piace ho provato un’altra nuova emozione, questo è un grande regalo che la musica ci fa’ tutti i giorni …

 

A.R.: Lei ha lavorato anche per la lirica, con  Andrea Bocelli e Placido Domingo, com’è stata quest’esperienza?

 

F.Z.: Si, è vero, per quell’occasione è successa una cosa meravigliosa! Pensi che ho fatto dischi di tutti i tipi - in effetti per me è un modo di essere molto trasversale - dal pop, il rock, il funk ed anche il jazz. Questo perché la musica per quanto mi riguarda si divide in due grandi categorie, o in due filoni: quella bella e quella brutta! E’ dunque successo che lavorando è nato un pezzo per Placido Domingo, una romanza che ho scritto e il grande Placido ha messo le parole di Papa Carol Wojtyla, ed è nato così Canto del sole inesauribile, che è stato incluso in un disco che si chiama Amore infinito. Un disco che ha fatto grandi successi ovunque, è andato nei primi posti in America nella Top Classic, ma questo non conta perché per me conta che aver avuto l’onore di lavorare con chi  per me, oggi, è il più grande cantante del mondo.

 

A.R.: Tra i giovani invece, c’è qualcuno che ritiene particolarmente interessante visto che siamo anche freschi dell’ultima edizione di Sanremo?

 

F.Z.: Di giovani ce ne sono tanti, ma secondo me oggi c’è un problema, ed è quello che nel sistema di creazione della musica è un po’ pericoloso …

 

A.R.: In che senso scusi Maestro?

 

F.Z.: Io so che Lucio ha fatto ben sette dischi per diventare Lucio Dalla, il mio amico Zucchero  ne ha fatti quattro: oggi alla prima o ci sei o sei fuori! Ecco, questa è una cosa che mi fa un po’ paura …

Ma di giovani bravi ce ne sono tanti, adesso io sto’ lavorando con dei ragazzi che sono veramente forti ma siamo ancora alla stesura dei brani …

E’ un po’ difficile spiegare quello che penso, voglio dire che se funzionano i talent, i concorsi, eccetera, allo stesso tempo penso che anche la musica vada sostenuta un po’ di più: oggi c’è la televisione, c’è l’audience, i passaggi nelle radio  e questo và bene … ma se un brano  deve durare tre minuti e mezzo ed è compiuto,  siamo d’accordo; ma se deve durare “quattro minuti e mezzo” occorre dargli questa durata, perché altrimenti non si riesce a coglierne lo spessore.

 

A.R.: Secondo lei c’è più trascuratezza verso la musica piuttosto che verso la televisione o la radio, verso la medialità dell’ascolto?

 

F.Z.: Quando vai a quei grandi concorsi come Sanremo, in cui i brani devono durare tre minuti e mezzo, si deve sapere però che ad esempio un pezzo straordinario come <Com’è profondo il mare > dura quattro minuti e mezzo, cinque se non sbaglio, o <Arcobaleno> di Adriano Celentano dura quattro minuti e quaranta … Per dire che ci sono delle necessità artistiche che devono essere tenute in considerazione.

 

A.R.:  C’è un artista con il quale le sarebbe piaciuto lavorare e ancora non l’ha fatto?

 

F.Z.: Dunque… Tiziano Ferro mi piacerebbe tanto, mi sembra abbia molto talento, con Eros ci ho già lavorato e mi piace molto,: Ferro e Ramazzotti sono due artisti che mi piacciono molto;. anche con Jovanotti mi piacerebbe tanto, abbiamo rischiato di fare assieme delle cose ma poi il lavoro ti porta verso altre strade e vai avanti per quelle, e arrivi a fine strada che ancora non ti sei incontrato …

 

A.R.: E al di là dei nomi c’è qualcosa che le piacerebbe fare?

 

F.Z.: Dico soltanto una cosa: giuro che il passato cerco di dimenticarlo!

Si ogni tanto mi ricordo e incontro tante persone, come ad esempio qualche tempo fa in quel di Piombino ne ho incontrata una che mi ha fatto ricordare dei passi che mi ero completamente dimenticato, in certi  dischi con Gianni Togni - che secondo me è un grandissimo artista e tuttora è un mio grande amico - passi che addirittura forse sarebbero quasi “avanti” oggi, passaggi musicali molto belli che vorrei riprendere.

E’ difficile rispondere a questa domanda, perché io mi sento sempre “Ciccio Cariddi”, nel senso che quello che ho alle spalle ormai è già fatto: a volte vado a sentire cose che mi meravigliano, che mi piacciono, altre cose meno. Ad esempio adesso sto’ producendo una giovane ragazza e ho cazziato un mio pezzo, non mi piace, per lei non è adatto! Quindi occorre molta autocritica, molta umiltà specialmente!.. cosa non facile perché tu pensi di avere scritto il pezzo più bello al mondo … ma purtroppo a volte non è così, quindi l’autocritica serve per capire come farlo o migliorarlo o addirittura buttarlo via, come ho fatto per quella ragazza …

 

A.R.: Lei nel suo lavoro si occupa di moltissime cose, ha mai pensato di avvicinarsi all’Arte contemporanea, di cui la mia rivista si occupa ampiamente, che molto spesso nelle performance ha bisogno di sottofondi musicali?

 

F.Z.: Lei mi ha tolto la parola di bocca, mi piacerebbe molto! … Vorrei che il mio futuro fosse dedito anche alle colonne sonore, sono sempre stato un grande estimatore del Maestro Ennio Morricone, sin da piccolo. Fui addirittura giudicato due volte dal Maestro: una quando avevo ventiquattro anni e vinsi una rassegna musicale strumentale e lui era Presidente di Giuria, lì feci un pezzo pazzesco!... e poi a Saremo con Anna Oxa, la canzone era <Senza Pietà> e lui era Presidente di Giuria, e tutt’e due le volte queste musiche arrivarono sul podio!

Ho un pensiero di grande stima per Morricone, che conosco e con la quale anche con  Renato Zero abbiamo avuto modo di collaborare; ed al di là di ciò che tutti conosciamo, il suo valore unico e mondiale di Compositore, lo ritengo  una persona di un’ umiltà disarmante …

Se cerco di imitare qualcuno, questo è lui … Lui come persona!

Stiamo parlando di cose che vanno al di sopra di quello che è il momento, oggi è tutto un po’ “usa e getta”, se và và, se no grazie e arrivederci! … Secondo me in questo modo si rischia di distruggere qualche talento mentre invece altri hanno avuto sicuramente la fortuna di arrivare bene alla prima, ma non è sempre cosi!   Le posso assicurare che ho visto ultimamente ragazzi che hanno  veramente delle possibilità che non sono inferiori a coloro che sono riusciti poi ad emergere sul “panorama” musicale …

 

A.R.: Infatti mi ricordo che Zucchero a Sanremo veniva ridicolizzato ed adesso è un cantante che riempie gli stadi …

 

F.Z.: In effetti con “Donne” arrivammo ultimi, in quell’occasione mi disse “io e te siamo sfigati” non ce la faremo mai, e ti ricordi questo …

 

A.R.: Però “Donne” se la ricordano tutti !…

 

F.Z.: Esatto, per fortuna! … però è accaduto dopo un anno e mezzo! Anche in quel caso significa che ci sono dei percorsi particolari del mondo musicale … non ricordo quale fu la ragione per cui “Donne” andò praticamente in tutto il mondo, credo però che ci siano stati degli eventi fortuiti per i quali il pezzo poi venne ovunque molto apprezzato..

 

A.R.: C’è qualcosa a cui sta’ lavorando in modo speciale di cui mi vorrebbe parlare? In cui crede di più?

 

F.Z.: Io mi vanto di questo, credo in tutte le cose che faccio perché sennò non le faccio!

 

A.R.: Però non ne predilige una in un momento piuttosto che in un’altro, le fa tutte assieme?

 

F.Z.: No, no, assolutamente, prima fai una cosa, la digerisci e poi ne fai un’altra; sarebbe un inferno per me accavallare due “gemelli”. A volte è successo … ricordo ad esempio un aneddoto molto felice, un programma televisivo chiamato Music Farm, dove avevo grandi artisti tra i quali il Califfo (Franco Califano ndr) e Ivana Spagna, eccetera, eccetera; e riuscii a fare undici dischi diversi  per undici artisti!... Però erano uniti da un unico obiettivo che era quello della televisione: il Califfo doveva avere il suo suono, Ivana allo stesso modo, anche se poi “Gente come noi“ l’abbiamo fatto insieme. Quell’edizione la vinse Pago, e anche lui aveva il suo suono come ognuno di loro aveva il proprio, e questo fu davvero un bel lavoro! Ma ci volle un impegno continuo, giorno e notte, ed è stata davvero un’eccezione …

 

A.R.: Se non avesse fatto il musicista avrebbe forse fatto il calciatore?

 

F.Z.: Assolutamente si, infatti da grande voglio fare il calciatore!

Ora sto’ giocando credo con quattro o cinque squadre: con la Nazionale Cantanti, con il Bologna Veterani, una squadra che ha fatto il Torneo di Bar, con gli Artisti TV, etc. etc. Mi diverto e mi piace molto giocare a calcio. Credo che calcio e musica siano abbastanza simili, ognuno preso per quello che è, basti dire che la palla non può rimbalzare nello stesso punto, la palla rimbalza ogni volta in maniera diversa come ogni volta una nota rimbalza in modo diverso: l’importante è dare delle emozioni!

 

A.R.: Un’ultima cosa che vorrei chiederle, dato che lei incontra molti giornalisti, c’è qualcosa che non le domandano e invece sente che dovrebbe dire rispetto alla musica e al suo lavoro?

 

F.Z.: Si, certo. Vorrei dire innanzitutto che, rispetto alla musica che deve sfondare, quella ad esempio che poi si sente a Sanremo, si dovrebbe lavorare almeno con un anno di anticipo, non quasi alla fine, lavorare prima, molto prima … e quando finisce Sanremo, il domani stesso ci dovrebbe essere già chi và in giro a cercare nuove cose che potrebbero avere successo, che siano artisticamente molto valide. Il mio è un discorso che non finisce più perché, nonostante un lavoro sia diverso dall’altro, tuttavia c’è bisogno che anche le piccole cose siano fatte da addetti ai lavori e non da persone non competenti, ognuno deve fare il proprio mestiere! …  Ho molti amici Industriali che mi hanno proposto dei lavori, ma io rispondo: se venissi a lavorare in azienda da te, falliresti in tre minuti! Per dire che io voglio fare il musicista com’è giusto che loro facciano gli imprenditori …

Così come non è giusto che chi non è del mestiere dia dei giudizi, a volte anche di riuscita o meno dell’artista stesso, quando magari chi lo dice non ha davvero nessuna competenza per poterlo fare, in poche parole a ognuno il suo … Ci sono molti artisti più o meno noti che giudicano dei giovani alle prime esperienze, quando persino loro stessi devono ancora essere giudicati, o aiutati per affermarsi  appieno...

Ecco, questo atteggiamento secondo me và un po’ ridimensionato.                                                                                                                                                                                                 

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