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Le interviste a personalità conosciute ed emergenti, protagoniste del mondo della Cultura e delle Arti

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Intervista a Aliou Diack

di Carmen Lorenzetti

La storia di Aliou Diack -1987- da Sidi Bougou, regione di M’bour , Senegal

Ho conosciuto Aliou Diack ad aprile, alla Paris Art Fair 2017. Quest’anno il focus era dedicato all’Africa. Lui esponeva nella collettiva della ATISS e le sue opere mi hanno attirato subito: avevano qualcosa di magnetico, come degli occhi nascosti tra gli intrichi delle pennellate che mi invitavano ad entrare nel loro mondo. Così l’ho cercato. Se ne stava in disparte, solo, elegante nel suo largo completo africano con casacca e pantaloni grigio perla. Due parole fugaci, accompagnate da una cena in cui scoprivo che ha solo 30 anni, ha completato gli studi all’ all’École National des Arts du Sénégal nel 2013, un’accademia piccola (conta solo 300 studenti) e poco significativa, anche se l’unica del Senegal. Si vuole guardare intorno e magari fare qualche Master in Europa.

I suoi artisti preferiti sono, tra i senegalesi : Viyé Diba, Serigne Mbaye Camara e Soly Cissé, per il resto del mondo : Anselm Kiefer, la giapponese Chihahuru Shiota e il brasiliano Henrique Oliveira. Si sente improvvisamente catapultato nel mondo che conta, ne è felice, ma affronta in modo calmo e ponderato la situazione, pur pensando con giovanile e superbo entusiasmo, che forse può creare un’arte tutta sua, fondando addirittura una corrente che usi materiali e tecniche inedite.

Più tardi scopro che ha un approccio istintivo: si lascia guidare dal flusso delle sensazioni, per poi imbrigliarlo in una composizione armonica e necessaria. Per lui la pittura è una necessità ineliminabile, la cui forza lo guida sin da quando a 10 anni ha dovuto lasciare il piccolo villaggio di Sidi Bougou, nella regione di M’bour per andare a completare gli studi a Dakar, scoprendo di potere sopravvivere solo disegnando disperatamente su qualsiasi supporto, per riprodurre la foresta della sua infanzia e le sue ataviche presenze, ormai radicate nelle profondità del suo essere.

Oggi la sua ambizione è quella di condividere la conoscenza, conoscere altre culture e fare conoscere la propria, apportare un suo tocco personale alla costruzione del mondo.

Ora non mi rimane altro che fare parlare direttamente Aliou, le sue parole eloquenti ci introducono in modo diretto, impietoso, affascinante al suo lavoro.

S.A.: «Sono nato in un piccolo villaggio immerso nella foresta e sin da piccolo mi sono innamorato di madre natura.  Il mio passatempo favorito infatti era partire alla sua scoperta. L’esplorazione della foresta era, e continua ad essere, una riserva continua di sorprese. Un tempo era il luogo preferito del gioco e del divertimento. A volte sono entrato in profonda comunicazione con la natura animale come se ne facessi parte integrante.

Arrivato a 10 anni a Dakar sono stato inondato dalla nostalgia per la flora selvatica e lussureggiante del mio paese  e allora mi sono messo a disegnare ovunque l’immagine di questo ambiente così radicato dentro di me. E da allora, quando dipingo, racconto la storia della mia infanzia e di quell’ antica comunione con la natura.

Quando dipingo e mi metto davanti alla tela bianca, il pennello diventa un machete e la tela una sorta di spazio oscuro e pericoloso, che devo attraversare, recuperando esattamente la sensazione di paura e di mistero che provavo a  sette anni quando dovevo attraversare la foresta per andare a scuola e sentivo la presenza degli animali selvaggi. Ora più che paura provo nostalgia. E ogni volta che dipingo ritrovo questa foresta che mi ha tanto colpito.

E’ come se gli animali mi seguissero sempre… ma ora sento la loro rabbia, la loro paura di perdere la loro città d’oro.

Di fatto l’uomo sta aggredendo con sempre maggiore violenza la natura, senza rendersi conto che alla fine non c’è un vero beneficio. Sfrutta all’ eccesso la foresta, viola l’intimità di questi esseri per fare fronte ai propri bisogni.

Per dire la verità il senso della mia pittura è "un invito allo spettatore", affinché entri in una scena di vita e la guardi con il suo terzo occhio. Deve solo farsi avanti e vedere veramente e comprendere ciò che si nasconde tra le pennellate della tela. Non c’è altro che confronti, tra masse bianche e nere, luci e ombre, con un equilibrio provocato dalle piccole particelle di colore che gli danno vita. »

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Per AARTIC

l'"Opera non fatturabile" 

di SANTOLO DE LUCA.

Tre splendidi dipinti esclusivi per la nostra vetrina crouwdfounding.

Inoltre, i tappeti natura di PIERO GILARDI, un disegno di ALDO DAMIOLI e le foto di BETTY ZANELLI. 

Per ogni informazione scrivete a: a.a.r.t.iniziativeculturali@gmail.com

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