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ARTE

 

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“Maurizio Cannavacciuolo”

di A.R.

La Anne H. Fitzpatrick Façade dell' Isabella Stewart Gardner Museum di Boston ospita fino a gennaio 2017 l' installazione “A Lecture on Martian History” dell' artista italiano Maurizio Cannavacciuolo. Un grande pannello verticale di circa dieci metri di altezza ci mostra, stampato su speciale plastica antivento, una strana figura di umano-marziano dalla pelle verde che con bocca spalancata e cinque braccia del suo corpo di mutante urla una lezione di storia partendo dai suoi avi che venivano da un altro pianeta. L' insegnante urlatore e sbracciante è il risultato di varie generazioni di incroci tra la razza dei conquistatori marziani e quella dei conquistati terrestri ormai crediamo felici, contenti, conviventi e mescolati tra loro. 
Ma come è andata la storia all' inizio? Come andò l' invasione terrestre? Come furono i primi passi della colonizzazione?
La storia ce lo illustra con cinque immagini che mostrano marziani rassicuranti che si sono installati in case abbandonate. Li vediamo innamorati di televisori che trasmettono solo disturbi elettrici, dato che le stazioni radio-televisive sono anch'esse deserte. Hanno preso le peggiori abitudini consumistiche terrestri e ridecorato gli appartamenti con i loro temi ossessivi derivati dai video mal funzionanti.Cannavacciuolo con questo pastiche fantascientifico ci pone una questione sul multiculturalismo, l' appropriazione e i problemi legati alle convivenze di diversi gruppi etnici solo apparentemente risolti. Lo sfondo dell' immagine si sdoppia e ci spiazza con temi di tessuti giapponesi stile Edo e mattonelle moresche dell'Avana vecchia.
Tutto diverso e in bell'equilibrio? Tutti insieme appassionatamente, stili, storie e persone?
Alla conferenza stampa l' autore indossa un abito confezionato con ritagli del pannello stesso: è quasi lui il mezzo marziano. Scherza, diverte e poi dice che spera che nessun poliziotto statunitense spari al pannello. In fondo, dice: “Sempre di uno che non ha la pelle bianca si tratta!”
Canavacciuolo era già stato artista in residenza al Museo nel 2003, 2004, e 2007. Nel 2004, con la mostra “TV Dinner”, concentrava in un murale eseguito a matita tutti i temi della critica del consumo compulsivo. Erano immagini rarefatte dal repertorio dell' artista che si mescolavano a citazioni del mondo e la vita di Isabella Stewart Gardner. Una specie di bonario antidoto all' abbuffata mediatica che non nutre.
Maurizio Cannavacciuolo quindi cerca sempre di immergere ironia e temi di riflessione agrodolce in atmosfere apparentemente gioiose, vivaci o che rassicurano. Cose per bambini e bambini cresciuti.
Via dei Bambini a Legnano, una strada prevalentemente pedonale di un centinaio di metri, è esempio calzante e calpestabile. Mi dicono sia il più grande mosaico d' Europa. Eseguito nel 2012 in bianco e nero a “mosaicone”, in pietra d' Istria e botticino.
Quando l' autore accettò dal critico d' arte Flavio Arensi la commissione pubblica, chiese ed ottenne che fosse “Via dei Bambini” questa volta senza sarcasmi. Qui si passeggia e si gioca a ricomporre un puzzle di suggerimenti e di motivi spezzettati. W i Bambini!
“La complessità del Cannavacciuolo!” così amava scherzare Gianni Del Giudice, suo caro amico ed assistente, motteggiando insieme un noto critico d' arte e l' autore stesso.
E su questa “complessità” spiattellata sempre con sfacciata sicurezza che si cela la tenera insicurezza che Cannavacciuolo stesso ha sull' esistenza, sui suoi interrogativi e sulla opulenza e modernità mal digerite che riempiono il nostro quotidiano e la nostra infinita fame di essere rassicurati ed equilibrati. Maurizio Cannavacciuolo ha imparato come squilibrarci e farci interrogare.

Maurizio Cannavacciuolo (Napoli 1954) è attivo sulla scena artistica internazionale dalla fine degli anni ’70. Ha al suo attivo numerosissime mostre, tra le quali ricordiamo alcune personali: nel ’79 e 83 alla galleria Lucio Amelio a Napoli; nel ‘89 al Museum Puri Lukisan a Ubud (Bali); nel ’93 e’98 allo Studio Guenzani a Milano; nel ’93 e ‘97 alla galleria Gian Enzo Sperone a Roma; nel ’95 al Palazzo delle Esposizioni, a Roma; nel ‘96 alla galleria Sperone Westwater a New York, alla galleria l’Attico di Fabio Sargentini a Roma e alla galleria 1000eventi aTorino; nel ‘97 alla Fundacion Ludwig de Cuba a La Habana; nel ‘98 alla galleria 1000eventi a Milano; nel ‘99 all’Asprey-Jacques Contemporary Art Exhibitions a London; nel 2000 alla galleria Cardi a Milano; nel ‘01 alla galleria Franco Noero a Torino e Francesca Kaufmann a Milano; nel ‘02 al Museu da Republica, Galeria Catete a Rio de Janeiro e agli Incontri Internazionali d'Arte, Palazzo Taverna a Roma; nel ‘03 al Museo de Arte Contemporaneo a Santiago de Chile e alla galleria Sprovieri a London; nel ‘04 alla galleria Suzy Shammah a Milano e al Isabella Stewart Gardner Museum a Boston; nel ‘05 al Baltic Centre for Contemporary Art a Gateshead; nel ’09 e’06 alla galleria Sprovieri Progetti a London; nel ‘10 alla Allegra Ravizza Art project a Milano; nel ‘11 alla galleria Cesare Manzo e spazio Aurum a Pescara; nel ‘13 alla Galleria Siniscalco a Napoli.

Ha inoltre esposto nella mostra "Le opere e i giorni" curata da Achille Bonito Oliva nella Certosa di San Lorenzo a Padula (SA); nel 2003 a Edicola Notte a Roma e all’Ambasciata d’Italia a Tel Aviv; nel 2004 nell’Ambasciata d’Italia a Santiago del Cile. Oltre ad essere stimata presenza nelle collezioni private internazionali, è anche nelle collezioni pubbliche della Farnesina, della Camera dei Deputati a Roma e nella stazione “Cilea – Quattro Giornate” della Metropolitana di Napoli.

Hanno scritto di lui: Philippe Souaille ; Roger Marcel Mayou; Fulvio Salvadori; Antonio d’Avossa; Michelangelo Castello Aljofre; Michele Bonuomo; Werner Fenz; Maria Luisa Frisa; Karl Hans Haysen; Walter Titz; Ilsa Nedetsky; Maurizio Corrado; Massimo Iosa Ghini; Fulvio Abbate; Francesco Moschini; Gabriele Perretta; Christian Leigh; Angela Vettese; Olga Malà; Antonio Fiore; Giordano Bruno Guerri; Guido Costa; David Clarkson; Renato Barilli; Jonathan Turner; Alberto Fiz; Marco Colapietro; Liliana De Matteis; Giorgio Maffei; Marco Colapietro; Marco Meneguzzo; Francesco Bonazzi; Demetrio Paparoni; Elena Del Drago; Simona Lodi; Bruno Corà; Raffaele Gavarro; Giorgio Verzotti; Alberto Boatto; Lauretta Coz; Piero Negri; Elisa Fulco; Elsa Dezuanni; Luca Beatrice; Ludovico Pratesi; Riccardo Salvatelli; Giuliana Gargiulo; Paolo Manazza; Heloisa Tolipan; Stella Cervasio; Erminia Pellecchia; Angelo Trimarco; Paolo Campiglio; Giuseppe Lapadula; Roberta Araujo; Adachiara Zevi; Paola Colombo; Rodrigo Castello R.; Elisa Cárdenas; Mario de Candia; Mario Fortunato; Francine Koslow Miller; Chicca Gagliardo; Randi Hopkins; Christine Temin; Michael Freidson; Gabriele Simongini; Christian Holland; Joanne Silver; Grace Consoli; Nicoletta Cobolli; Ann Wilson Lloyd; Fabrizio D’Amico; Linda Richards; Angelo Bucarelli; Silvia Arcangeli; Marinetta Picone; Carlo Alberto Bucci; Achille Bonito Oliva; Alice Rubbini.

L’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston, nel Massachusetts, è una sorta di casa-museo progettata nel 1896 dall’architetto Willard T. Sears, per ospitare la pregiata raccolta di oltre di 2.500 opere di arte europea, asiatica e americana della filantropica collezionista statunitense da cui prende il nome. In quelle stanze ricorrono nomi preziosi come quelli di Beato Angelico, Sandro Botticelli, Benvenuto Cellini, Giotto, Michelangelo, Piero della Francesca, Raffaello, Vermeer e molti altri. Oltre a ciò, dal 1992, in questo spazio così particolare, si è dato inizio alla promozione e al sostegno di artisti contemporanei lanciando un programma di artist-in-residence coordinato da Anne Hawley in sintonia con la collezione storica e con gli spazi ristrutturati da Renzo Piano.

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