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Editoriale

AARTIC è un acronimo, dei nostri nomi e cognomi “A.A.R.T.”

e di “iniziative culturali”, l’associazione culturale produttrice di questa rivista.

Alice Rubbini - direttore responsabile

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Questo numero riassume le tre uscite in cui abbiamo lasciato spazio al nostro silenzio.

In quest’ultimo anno sono cambiate molte cose per noi, Anna ed io, ed abbiamo dovuto cambiare il nostro assetto e il nostro piccolo universo. Siamo grandi e malgrado questo ci siamo sentite piccole, come non avremmo mai immaginato, divorate dagli eventi e dal dolore e dal vuoto incombente intorno, da un’assenza devastante che difficilmente le parole possono descrivere, a fare i conti con noi stesse e con la grandezza dei nostri sentimenti, rimaste senza di lei, il nostro adorato riferimento. Il tempo e la vita, anche questa volta ci hanno fregato, ci hanno sottratto una parte di noi, ma siamo tanto fragili quanto forti, e teniamo strette e vive con noi tutte le cose più belle e più dolci di lei, in un infinito presente che nessun’altro ci toglierà mai. Dedico a nostra madre, le mie parole, e questo nostro lavoro d’ora in poi, a lei che, senza riserve, ci ha seguito, supportato e sempre amato. 

Abbiamo appena lasciato un maledetto 2019, un anno denso di eventi, come la Biennale di Venezia. Ho cercato di vedere tutto quello che potevo, Arsenale e Giardini, persino qualche collaterale. Ho mancato qualcosa, come i padiglioni dove c’era coda, una coda inspiegabile dato le immagini di quello che era allestito dentro, pubblicate soprattutto sui social dai vari visitatori, tipo il padiglione inglese … Che dire? Anche il nulla ha un senso, questo nulla secondo me no! Sono arrivata sempre, qui in particolare, piena di curiosità ed entusiasmo e spesso uscita un po’ delusa, ma questa volta porto con me un sentimento forte: il rimpianto. Per quelle edizioni piene di novità ed energia, sempre comunque criticabili e discutibili ma mai così deludenti. Perché c’era confronto, forse dibattito, e invece ormai vedo che il contraddittorio si fonde sui numeri di presenze … Anche il curatore del Padiglione Italia, quello confinato in fondo all’Arsenale come l’ultima nazione con diritto a stare lì, non mi ha toccato nessuna corda. Da un eccentrico e variopinto personaggio che è già di per sé appare come un soggetto artistico, che fa l’esotico dato il nome poco comune, e con un impiego titolato al Fiorucci Art Trust, speravo in un progetto meno “conforme”, meno banale … Sia chiaro, è sempre alto il mio rispetto per il lavoro e l’impegno che ogni artista mette nella propria opera, ed il rispetto per gli artisti ospiti; ma da questo a fare, portare, presentare un progetto forte, incisivo, dirompente, beh, almeno da un curatore della BdV avrei voluto vederlo, sempre!!! La cosa cambia se il vero progetto era lui. Povera Italia, in quel padiglione mezzo vuoto, sembrava quasi che l’installatore non avesse preso bene le misure dello spazio, immerso nella penombra - che tanto fa atmosfera -, in quel percorso labirintico simbolo di un accesso alla vita senza entrata e senza uscita, aperto e contorto, dove puoi scegliere se perderti o passare oltre.  Enrico David, Chiara Fumai e Liliana Moro, non lasciate che la penombra avvolga il vostro lavoro, chiedete di più, e date di più, perché la vetrina è importante e lascia il segno! Oltre la Biennale, siamo stati coinvolti in molti altri eventi: abbiamo incontrato la Gallerista veneziana Michela Rizzo nel suo spazio alla Giudecca, con in corso la mostra Mauri/Mountadas, che ci ha rilasciato una lunga ed interessante intervista, parlandoci della sua carriera attraverso le mostre e il percorso della sua affermata galleria. Non abbiamo seguito soltanto i classici avvenimenti che fanno parte del solito mondo dell’arte, ma ci siamo addentrati anche in eventi come l’affascinante fiera dell’auto d’epoca a Padova e alla più famosa e bellissima Fiera Cavalli di Verona, la mia passione cresciuta con me sin dall’infanzia. Al contempo, nemmeno la fiera di Torino è riuscita ad entusiasmarci, tanto che abbiamo preferito visitare i meravigliosi dintorni della città e la sempre imponente Reggia di Venaria Reale. Quest’estate, come ormai facciamo e testimoniamo da alcuni anni, abbiamo partecipato al CoreFestival a Treviso e l’HomeFestival a Mestre. Un’intervista al fondatore Amedeo Lombardi ci ha descritto le novità che hanno portato per la prima volta l’evento nel comune di Venezia. Tra le cose bella da vedere, sempre a Venezia, la mostra Angels di Giovanni Pulze e le nuove opere in bianco e nero, di particolare suggestione. Un evento dedicato ai giovanissimi è invece StArt, un progetto e un premio ideato da un gruppo di professionisti di Padova, alla sua terza edizione, attualmente ancora in corso, e che in primavera vedrà l’esposizione personale dell’artista vincitore. L’autore, Andrea Chiocca per la prima volta sulla nostra rivista. Santolo De Luca, come ormai ci ha abituato negli ultimi numeri, prosegue nella descrizione e traduzione della storia dell’arte contemporanea attraverso la sue opere e la sua esperienza d’artista mediale. A chiusura di questo, per noi, lungo, difficile e intenso 2019, un articolo su un bellissimo progetto europeo realizzato da Lorenzo Bordonaro nella sua tappa italiana alla B#S Gallery di Treviso.

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