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Editoriale

AARTIC è un acronimo, dei nostri nomi e cognomi “A.A.R.T.”

e di “iniziative culturali”, l’associazione culturale produttrice di questa rivista.

Alice Rubbini - direttore responsabile

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Diversamente da ogni accompagnamento ai numeri precedenti, volevo dedicare al TEMPO il mio pensiero, perché ne è passato troppo e perché sono cambiate molte cose nel trascorso, nel bene o nel male, nella vita e in generale, mutamenti importanti, non per tutti condivisibili, e nemmeno accessibili, e perché, in fondo, anche la lentezza è un tempo da rispettare. Il tempo fluisce, è il sentimento inesorabile che ci mette più alla prova divorando ogni cosa, e noi cerchiamo parole su parole per rincorrerlo, e qualche volta superarlo, ma è lui che vince sempre, e ci sorprende nelle sue forme e nelle sue sfumature. E tutto ciò che facciamo immaginiamo e cerchiamo, è tempo consumato e su cui lavorare, amico e nemico, lucido e impietoso testimone, beffardo ladro di speranze e di bellezza e di se stesso, sì perché quante volte abbiamo dato tempo al tempo e nel frattempo abbiamo, comunque, perso qualcosa. Ogni fremente attesa, così come ogni silenzio e lontananza o un ritorno promesso sono infiniti e relativi e non hanno dimensione eppure li sentiamo dentro, esaltanti come un arrivo inaspettato e mortificanti come un’assenza che rimane senza voce. Insomma il tempo è forse l’unica cosa che abbiamo e che più ci manca e che sappiamo meglio disperdere come se fosse interminabile perché in fondo il tempo è vita e luce e lungimiranza e tante altre cose ancora. A volte però penso che l’unico tempo vero sia il presente, ieri e domani sono tempo della memoria e delle attese,  ed è al respiro del presente che ci dobbiamo abbandonare... e per fortuna, malgrado tutto e tutti, “c’è tempo”, come dice Ivano Fossati nella sua meravigliosa poesia/canzone del 2003 raccolta nell’album “Lampo Viaggiatore”, parole intense che volano sulle note di una musica perfetta:

Dicono che c'è un tempo per seminare 
E uno che hai voglia ad aspettare 
Un tempo sognato che viene di notte 
E un altro di giorno teso 
Come un lino a sventolare

C'è un tempo negato e uno segreto 
Un tempo distante che è roba degli altri 
Un momento che era meglio partire 
E quella volta che noi due era meglio parlarci

C'è un tempo perfetto per fare silenzio 
Guardare il passaggio del sole d'estate 
E saper raccontare ai nostri bambini quando 
È l'ora muta delle fate

C'è un giorno che ci siamo perduti 
Come smarrire un anello in un prato 
E c'era tutto un programma futuro 
Che non abbiamo avverato

È tempo che sfugge, niente paura 
Che prima o poi ci riprende 
Perché c'è tempo, c'è tempo c'è tempo, c'è tempo 
Per questo mare infinito di gente

Dio, è proprio tanto che piove 
E da un anno non torno 
Da mezz'ora sono qui arruffato 
Dentro una sala d'aspetto 
Di un tram che non viene 
Non essere gelosa di me 
Della mia vita 
Non essere gelosa di me 
Non essere mai gelosa di me

C'è un tempo d'aspetto come dicevo 
Qualcosa di buono che verrà 
Un attimo fotografato, dipinto, segnato 
E quello dopo perduto via 
Senza nemmeno voler sapere come sarebbe stata 
La sua fotografia

C'è un tempo bellissimo, tutto sudato 
Una stagione ribelle 
L'istante in cui scocca l'unica freccia 
Che arriva alla volta celeste 
E trafigge le stelle 
È un giorno che tutta la gente 
Si tende la mano 
È il medesimo istante per tutti 
Che sarà benedetto, io credo 
Da molto lontano 
È il tempo che è finalmente 
O quando ci si capisce 
Un tempo in cui mi vedrai 
Accanto a te nuovamente 
Mano alla mano 
Che buffi saremo 
Se non ci avranno nemmeno 
Avvisato

Dicono che c'è un tempo per seminare 
E uno più lungo per aspettare 
Io dico che c'era un tempo sognato 
Che bisognava sognare

 

In questo numero 9, in evidenza troviamo un articolo di Anna Rubbini sulle nuove sculture di Lorenzo Quinn, sempre esposte nella bellissima cornice della “dimora, hotel, spazio multimediale” di Ca’ Sagredo,  e sul trasferimento della sua opera, la più fotografata del 2017 nonché parte vincente degli eventi “fuori biennale”, “Support”, le grandissime mani pensate per aiutare una Venezia che sprofonda, che dopo un anno di esposizione sul Canal Grande rimangono in attesa di nuova collocazione nel territorio veneziano. Sempre Anna Rubbini scrive sulla 16a Biennale di Architettura di Venezia, con un’inevitabile confronto (anche se confronto proprio non c’è!!!) con la bellissima e interessantissima precedente edizione curata dall’eclettico ed energetico Alejandro Aravena. Un ulteriore contributo di Anna è nell’articolo dedicato alla mostra sul mito della velocità tenutasi a Forte Marghera a Mestre negli spazi gestiti dal Comune di Venezia, nonché delle “riflessioni su Cartoline dell’errore”, un libro di poesie di Gian Pietro Barbieri, di recentissima presentazione. Una precisa analisi invece, della mostra curata da Vittorio Sgarbi “Da Raffaello a Canova, da Valadier a Balla. L’arte in cento capolavori dell’Accademia Nazionale di San Luca” a Perugia è firmata da Martina Pazzi, che con minuzia di dettagli e dovizia di particolari, ci conduce ad una “quasi” visita virtuale. C’è poi la terza parte dell’analisi critica che Santolo De Luca fa nei confronti dell’arte, vista attraverso la propria esperienza di artista che ha iniziato la sua carriera negli anni ’80, e attraverso le sue opere, in un contraddittorio parallelo con gli autori internazionali che assieme a lui hanno dato vita alla storia dell’arte contemporanea, e che ci racconterà procedendo nel suo particolare stile linguistico, per accompagnarci un po’ alla volta fino al presente.

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di SANTOLO DE LUCA.

Tre splendidi dipinti esclusivi per la nostra vetrina crouwdfunding.

Inoltre, i tappeti natura di PIERO GILARDI, un disegno di ALDO DAMIOLI e le foto di BETTY ZANELLI. 

Per ogni informazione scrivete a: a.a.r.t.iniziativeculturali@gmail.com

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