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Biennali, triennali e quadriennali – incontri artistici che sono diventati un appuntamento

A partire dalla Biennale di Venezia, dei suoi eventi collaterali e delle sue varie discipline, è sempre più ampio il panorama delle Biennali che nascono e prendono forza nel mondo. Sulla scia quindi di un progetto che vive da più di cent’anni, proprio come quello di Venezia, analizzeremo gli incontri artistici più particolari ed interessanti.

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Biennale Arte 2019 - Anticipazione 

Anna Rubbini

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A ridosso dell’imminente apertura della prossima Biennale Arte a Venezia un’anticipazione fatta di considerazioni sul programma e sulle aspettative.

Differentemente dalla precedente edizione, puntata sulla valorizzazione dell’artista in tutte le sue variabili, attraverso individuali interpretazioni dell’Arte in una contemporaneità potenzialmente infinita di messaggi e strumenti interpretativi, quella di quest’anno sarà una Biennale che definirei intimista.

La 58° Esposizione Internazionale d’Arte ha come titolo <May you live in Interesting Times> (potresti vivere in tempi “critici”), suggerendo quello che per il Presidente Baratta è l’idea di tempi complessi, densi di sfide, che vale la pena intraprendere per non uniformarsi a facili conformismi e sottostare a paure dettate dalla complessità, reagendo con impegno e scoperta verso l’Arte e i suoi linguaggi espressivi.

La direzione artistica è affidata allo statunitense Ralph Rigoff, già direttore della Hayward Gallery di Londra, considerata fra le gallerie d’arte pubbliche più importanti del Regno Unito. Di Ridoff  anche il suggerimento della nomina dei cinque membri della Giuria Internazionale: Presidente Stephanie Rosenthal, Germania; Defne Ayas, Turkia/Olanda; Sunjung Kim, Corea;  Hamza Walker, USA, nonché la rappresentanza italiana affidata alla della direttrice della GAMC di Roma, Cristiana Collu.  Infine, l’assegnazione del Leone d’Oro alla carriera all’artista americano Jimmie Durahm, già presente in numerose edizioni passate della Biennale veneziana, artista, performer, saggista e poeta dalla consolidata carriera artistica, che si è contraddistinto negli ultimi sessant’anni con contributi originali e multimediali nella pratica, dal disegno alla scultura alla fotografia al video. Un artista indubbiamente eterogeneo e produttivo, che si è da sempre posto in atteggiamento critico e alternativo rispetto alle forze politiche e sociali che muovono il mondo, con fervida intelligenza ed empatia verso l’internazionalità del pensiero e della concezione del mondo.

Notevolmente ridotta la partecipazione degli artisti invitati, 79 presenze rispetto alle 120 della precedente edizione, in una mostra articolata tra Padiglione Centrale ai Giardini e l’Arsenale.

L’intenzione (dei curatori) è quella di prevedere un’inclusione di opere emblematica, che riflettono la precarietà dei nostri tempi e la minaccia alle tradizioni artistiche e sociali, anche se l’Arte non si pone, a detta di Rigoff, in modo funzionale alla politica ma la problematizza, la conduce in direzione critica suggerendo spunti per superare la complessità contemporanea.

Non un tema ma un “approccio” quello proposto della Biennale di quest’anno, il fare Arte come espressione congiunta di pensiero interpretativo e piacere esecutivo. Gli artisti in mostra offriranno il loro contributo quale chiave di lettura e di espressione personale delle categorie di pensiero esistenti, cercando di suggerire con la loro interpretazione del mondo una diversa considerazione della realtà senza categorizzazione, un ordine delle cose alternativo dato dalla simultaneità di significati e di punti di vista verso la contemporaneità.

Le 90 partecipazioni nazionali vantano la presenza di quattro nuove presenze all’edizione di quest’anno: Algeria, Ghana, Madagascar e Pakistan, con una novità riservata alla Repubblica Dominicana e a quella del Kazakistan che, per la prima volta, occuperanno ciascuna un proprio padiglione.

Menzioniamo, infine, la cura del Padiglione Italia all’Arsenale, affidata Milovan Farronato, piacentino classe ’73, che ha superato la selezione dei curatori del Padiglione presentando un progetto concentrato su un gruppo limitato di artisti, in linea con la scelta di Rigoff di ridurre il numero delle presenze puntando alla qualità dei contenuti e dei lavori dell’ampio panorama internazionale dell’Arte visiva.

Tornando al concetto sopramenzionato, dunque, una scelta di minor respiro e più attenta valutazione, più intima e rappresentativa di quella della precedente edizione, per esprimere una scelta volutamente personale e differenziata, prediligendo quelle testimonianze che, rispecchiando la precarietà dei nostri tempi, offrano un riconoscimento all’Arte del ruolo non di condizionamento ma di guida, di punto di vista indagatorio per pensare e affrontare l’attualità come tempi interessanti per l’operare artistico e culturale in senso lato.

Da qui deriva la funzione sociale dell’Arte, nella definizione del direttore, attraverso il pensiero degli artisti, della loro personale presa di posizione verso la realtà nel comune intento di rappresentare modi diversi di interpretare la complessità del mondo come osservatori e come testimoni.

Davanti a tali intenti ci poniamo come curiosi spettatori dello spettacolo della Biennale Arte, sperando di sorprenderci e di essere stimolati nella visione della manifestazione di quest’anno, pubblico affezionato forse ipercritico, ma abituato alla molteplicità delle manifestazioni artistiche che in nome di una libertà d’espressione spesso offrono solo virtuosismi artistici di dubbia rilevanza.

Una chicca di cui abbiamo però il piacere di anticipare, sulla scia di un’edizione che l’ha mancata e di cui siamo stati coinvolti spettatori, è la presenza ufficiale di un artista che per nome e visibilità internazionale non ha bisogno di presentazioni: l’italo americano Lorenzo Quinn, veneziano d’adozione, artista del popolo, autore di Support, l’opera fuori kermesse più celebre della scorsa edizione, che quest’anno viene debitamente riconosciuto come partecipazione ufficiale artista in Biennale, presentando una stupefacente installazione nella sede dell’Arsenale.

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6 Maggio 2019

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