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Biennali, triennali e quadriennali – incontri artistici che sono diventati un appuntamento

A partire dalla Biennale di Venezia, dei suoi eventi collaterali e delle sue varie discipline, è sempre più ampio il panorama delle Biennali che nascono e prendono forza nel mondo. Sulla scia quindi di un progetto che vive da più di cent’anni, proprio come quello di Venezia, analizzeremo gli incontri artistici più particolari ed interessanti.

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Biennale 2017 Eventi collaterali: < Biennale Antartica anno zero >

Anna Rubbini

La Biennale Arte di quest’anno rispecchiando l’intento della curatrice francese Christine Macel, ha voluto portare a Venezia una chiave di lettura dell’Arte contemporanea più sensibile e attenta alla figura dell’artista e alla sua individuale interpretazione del mondo.

Una Biennale pensata per gli Artisti, per offrire ad un pubblico internazionale le loro individualità e lo spirito con cui, attraverso il loro operato, interpretano ed affrontano la complessità del mondo contemporaneo in uno spazio prediletto qual è l’Arte, dandole rappresentazione e celebrazione.

Questo sicuramente lo spirito che ha mosso la selezione artistica della Macel ma, a nostro vedere, anche in questa edizione, ricorderemo forse più l’ecletticità e la multiformità delle proposte artistiche, piuttosto che la meraviglia delle opere selezionate.

 

Nella molteplicità delle proposte, ammirevole per il numero degli artisti invitati e per ben tre nuovi accessi nazionali all'ambita chermesse – Antigua e Barbuda, Kiribati, Nigeria e, per la prima volta da solo, il Kazakistan  – la nostra attenzione è stata attratta in special modo dagli eventi più o meno collaterali, e tra tutti spicca l’opera più popolare e allo stesso tempo magnifica di Lorenzo Quinn, già presentata in anteprima su AARTIC con l’intervista all'artista.

 

Nella programmazione di quest’anno, si inserisce la prima edizione della Biennale Antartica, titolo che fa eco alla mostra che la prevede, nella sede del Antartic Pavillion alle Zattere, proponendo i risultati di una spedizione artistica senza precedenti per complessità e originalità di intenti. Affiancando, in un progetto che si può definire TITANICO non solo per la destinazione, gli obiettivi di una complessa osservazione scientifica e l’elaborazione creativa prodotta dagli artisti di diverse provenienze e nazionalità, la spedizione svoltasi lo scorso marzo con il patrocinio dell’UNESCO a bordo della nave AkademKc Sergey Vavilov partita dal porto di Ushuaia nel sud Argentina, ha seguito un itinerario di ben 4000 Km con circa dodici sbarchi in un territorio per definizione senza nazionalità.

L’Antrartide, un luogo unico, un continente condiviso senza confini, affascinante, deserto e selvaggio e per questo ideale per l’esplorazione, l’ispirazione e la libera espressione creativa.

I cento artisti coinvolti, essi stessi parte attiva dell’equipaggio, hanno potuto cimentarsi con le più diverse modalità espressive, nella realizzazione di 20 progetti creativi, affiancando i loro lavori a fasi di ricerca, di confronto e dibattito.

Il tutto in un’ottica di rispetto dell’ambiente e del fragile ecosistema del Polo Sud, attraverso la  temporaneità dei diversi interventi, tanto che anche le installazioni create allo scopo sono state realizzate,  filmate e poi smontate per ritornare con destinazione ai principali Musei internazionali.

 

L’ideatore e il capofila dell’iniziativa è l’artista Alexander Ponomarev, ex sommergibilista della marina russa, l’unico performer che è stato capace di risalire il Canal Grande con un sommergibile, nell’edizione della Biennale 2007, in cui rappresentava il suo Paese.

Commissario di Antartic Biennale, Ponomarev ha condotto nel progetto un’equipe di artisti, ma anche registi, filosofi, intellettuali, allo scopo di creare una piattaforma interdisciplinare e interculturale per realizzare interventi a basso impatto ambientale con risorse limitate.

L’intento è quello di creare un nuovo fenomeno culturale che imprima il segno nella storia dell’arte internazionale.

 

Il progetto, quasi interamente finanziato dalla Kapersky Lab, azienda impegnata da fine anni ’90 nella produzione di complessi sistemi di sicurezza informatica a livello globale, con la mission di “salvare il mondo” ha ispirato l’artista e ingegnere argentino Joaquìn Fargas nella creazione di un robot dal nome non del tutto originale di Glaciator, predisposto per camminare e così comprimere la neve per ostacolare lo scioglimento dello strato superficiale dei ghiacciai ed impedire in tal modo la comparsa di virus trattenuti nello strato intermedio- il firm-  tra neve e ghiaccio.

 

Nomi internazionali di grande levatura, tra i quali anche Mattew Ritchie e l’architetto Hani Rashid, hanno presieduto il comitato artistico e selezionato i partecipanti. Il braccio destro di Ponomarev, Nadim Samman ha coordinato il concorso riservato ai giovani under 35, di cui quindici finalisti hanno partecipato all’esposizione ed il vincitore avrà la possibilità di partecipare anche alla spedizione.

Ricordiamo i nomi degli artisti inclusi in questa prima edizione: Abdullah Al Saadi, Alexander Ponomarev, Alexis Anastiasou, Andrey Kuzkin, Gustav Dusing, Eulalia Valldosera, Joaquin Fargas,Julian Charriere, Sho Hasegawa, Tomas Saraceno, Yto Barrada, Yasuaki Igarashi, Zhang Enli.

Nonché i partecipanti delle diverse discipline, la scienziata svedese Liesen Schultz, il ricercatore e giornalista francese Jean Pomereu’s, l’oceanografo e matematico russo Sergey Pisarev, la professoressa in Letteratura all’Università di Tokyo Wakana Kono, il professore associato all’Università di Filosofia di San Pietroburgo Alexander Sekatsky, l’architetto e desiner Barbara Imhof, il curatore artistico ed interdisciplinare italiano Carlo Rizzo, il regista angolano Miguel Petchkovsky, la designer indiana Susmita Mohanty, il corrispondente giornalista e scrittore americano Adrian Dannatt.

 

Una Biennale a dir poco originale negli intenti di coinvolgimento interdisciplinare, nell’apertura alle possibilità di espressione creativa, mettendo in gioco la sperimentazione come stimolo all’indagine e alla conoscenza dei confini umani e terrestri, in un’ottica di ecologismo, di rispetto dell’ambiente per preservare la nostra sopravvivenza e quella del pianeta.

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