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Storie d'arte raccontate in prima persona

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“1800 Secondi”

di Michele Mariano

Il Tempo esiste da quando un meccanismo, l’orologio, attesta la sua esistenza.

Il mondo dipende sempre più da questo Tempo e questo Tempo è sempre più unificato.

Un unico gigantesco orologio sovrasta il mondo e lo domina, pervade tutto: nel suo tribunale non esiste appello. L'unificazione del tempo a livello mondiale segna una vittoria per l'efficiente macchina sociale, un universalismo che elimina con determinazione l'individualità.

“Perché si lavora? Certo per produrre cose e servizi utili alla società umana, ma anche, e soprattutto, per accrescere i bisogni dell’uomo, cioè per ridurre al minimo le ore in cui è più facile che si presenti a noi questo odiato fantasma del tempo. Accrescendo i bisogni inutili, si tiene l’uomo occupato anche quando egli suppone di essere libero. “Passare il tempo” dinanzi al video o assistendo a una partita di calcio non è veramente un ozio, è uno svago, ossia un modo di divagare dal pericoloso mostro, di allontanarsene. Ammazzare il tempo non si può senza riempirlo di occupazioni che colmino quel vuoto. 

E poiché pochi sono gli uomini capaci di guardare con fermo ciglio in quel vuoto, ecco la necessità sociale di fare qualcosa, anche se questo qualcosa serve appena ad anestetizzare la vaga apprensione che quel vuoto si ripresenti a noi”.

Al di là dei giudizi sulle modalità oppressive o meno del tempo unificato, quello che vi propongo con questo mio intervento, su invito di Alice Rubbini, è un test, un piccolo esempio dell’esistenza di un altro tempo, quello INDIVIDUALE.

Fin ora nessun strumento era stato pensato per leggerlo e per il momento sono l’unica persona al mondo a possederlo. Un orologio che legge il mio tempo, unico e individuale. www.michelemariano.eu

Quello che vi chiedo e di avviare il video “1800 secondi” qui riportato e seguirlo fino in fondo.

“1800 secondi” vi permetterà di prendere coscienza dell’esistenza di un altro tempo.

Per farlo non dovrete fare nulla, una specie di sciopero delle attività inteso come sot­tra­zione tem­po­ra­nea della pro­pria capa­cità crea­tiva alla pro­du­zione di ric­chezza e al fun­zio­na­mento della mac­china economica. Anche se per soli 1800 secondi questo, sarà un tempo depu­rato dai carat­teri «fun­zio­nali» e sarete proiettati in una dimen­sione “altra” che con­trad­dice l’asservimento alla con­di­zione del lavoro e della pro­du­zione in senso più gene­rale.

Certo la sottrazione di questa esperienza alla corrente infinita di esperienze “unificate” può ren­dere il vostro gesto, una cri­tica espli­cita all’ordine sociale ed eco­no­mico esistente, MANEGGIARE CON CURA?

Ma non è forse in questa sottrazione che risiede il senso o un senso dell’arte e del fare arte?

Il cammino teorico dell’arte non è, anche, la spoliazione dell’universo fenomenico, per guadagnare l’essenza?

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